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lunedì 14 maggio 2018

Prigionieri per debiti

L’Agenzia delle Entrate declama il grande successo di mezzo milione di domande per la rottamazione che scade domani. Ma quanta gente può e deve effettivamente pagare? Uno sportello sindacale dice “Basta”

Si chiama “Definizione agevolata 2000/17” o, più volgarmente, rottamazione. Entro il 15 maggio si possono infatti estinguere i debiti iscritti a ruolo attraverso un versamento a sanatoria senza pagare le sanzioni e gli interessi di mora. L’Agenzia delle Entrate Riscossione, un tempo Equitalia, annuncia l’apertura straordinaria dei suoi sportelli per la scadenza del 15 maggio e non nasconde il “successo”: già oltre 450mila domande di rottamazione con il Lazio in testa seguito dalla Lombardia. Assieme sfondano quota 100mila domande. Recupero previsto: 1,6 miliardi nel 2018 e 400 milioni nel 2019. Tutto bene? Si per l’Agenzia delle entrate. Meno per chi deve pagare. Ancora meno per chi pagare non dovrebbe ma si è visto arrivare a casa una raffica di notifiche. Molte delle quali, in realtà, contestabili. E l’Agenzia non è certo un modello di trasparenza. Paga, rottama e taci.

Qualcuno però sceglie di non stare zitto. Per esempio lo sportello “Basta debiti”  dell’Usb, l'Unione Sindacale di Base nata nel 2010 dalla fusione di Rdb - Rappresentanze Sindacali di Base e SdL - Sindacato dei Lavoratori, storiche sigle del sindacalismo conflittuale ed indipendente presenti da decenni in Italia. A questa nuova confederazione (oltre 80 sedi regionali e provinciali e sedi aziendali in tutta Italia) aderiscono anche l’Associazione Inquilini e Abitanti (diritto alla casa), Usb Pensionati e Slang (Sindacato Lavoratori Autonomi di Nuova Generazione), in rappresentanza di lavoratori e lavoratrici autonomi, indipendenti, occasionali, a prestazione, disoccupati, studenti. Lo sportello “Basta debiti” è una novità abbastanza recente.

“Basta debiti” cura i contenziosi di chi è indebitato ponendosi al primo posto due obiettivi: diritti e dignità. E in molti casi è proprio la legge che dice che molti debiti non solo non vanno rottamati ma non andrebbero proprio pagati. Equitalia, o la sua trasformazione di facciata, è in realtà solo una parte di un problema assai più ampio. Si può uscire dai debiti? Lo sportello dice che si può.

“Basta debiti” si occupa di una vasta gamma di problematiche: dalle cartelle dell’Agenzia delle entrate a problemi bancari in genere (conto corrente, mutui, carte di credito, revolving) o alla questione “bollette” fino al cosiddetto “avvitamento” da indebitamento. «Lo Sportello – spiega Veniero Rossi che ne è il responsabile - può essere considerato uno strumento di contrasto alle povertà e alle angherie che spesso si verificano nella vita di tutti i giorni, dove speculazione commerciale, carenza di valori etici, difficoltà pratiche, scarsa trasparenza, incidono sulle persone minando le loro capacità di risposta pratica e la loro stessa dignità. In buona sostanza, il fine ultimo è il recupero sociale delle persone attraverso un percorso di conoscenza attivo, riassegnando le priorità, diritti e doveri verso se stessi, la famiglia, la collettività».

 Non solo risolvere il debito insomma, ma riacquistare fiducia: a oggi ci sono circa 21 milioni di contribuenti che risultano avere debiti a vario titolo con oltre 8mila enti creditori, anche se il 53% ha accumulato pendenze che non superano i 1000 euro. Per molti però l’indebitamento – piccolo o grande - diventa insostenibile al punto di causare depressioni, patologie e persino il suicidi.
«Agiamo su più livelli – spiega ancora Rossi - di cui il primo è quello pratico: è costituito dall’ottenimento del risultato personale oggetto della controversia così che si recuperi oltre alla persona anche i suoi valori di riferimento. Miriamo alla formazione di una coscienza inclusiva, capace di risolvere i problemi. E riteniamo così che si possa fare pressione e incidere collettivamente su una società imprenditoriale e politica che troppo facilmente discrimina e sfrutta. Cominciamo dall’identificazione del problema e si avviano pratiche semplici per la sua risoluzione. Risultati? Posso affermare che il risultato positivo si attesta al 99%».

Torniamo alla rottamazione del 15 maggio. «La domanda verte su quanto accadrà dopo, al termine della rottamazione, considerato che tante persone vi avranno fatto ricorso al fine di ottenere un sottaciuto periodo di pausa con conseguente non azione esecutiva, costituita dal periodo intercorso per esaminare la domanda e la chiusura per legge della rottamazione. Periodo al quale andrà ad aggiungersi altro tempo prima che Agenzia delle Entrate constati che in tanti non potranno comunque pagare. Vista la necessità dello Stato di incassare, il richiamo dell’Europa al contenimento dell’evasione, i nuovi poteri che consentono pignoramenti e l’accertamento sui conti correnti, cosa accadrà a tante famiglie? Non sarebbe più giusto cancellare d’ufficio i pregressi che superano i 5 anni e concedere alla popolazione una effettiva sanatoria in modo che il personale si dedichi più proficuamente ai grandi evasori? Credo – conclude Rossi – che si tratterebbe di una scelta etica: il tentativo di avvicinare tanta povera gente allo Stato che la allontana invece attraverso ingiunzioni e pignoramenti. C’è una crisi, ancora irrisolta che va avanti dal 2008. Una crisi che ha procurato ferite e disperazione. Sarebbe ora di superarla anche con gesto di umanità». Rottamando non i debiti ma - parafrasando il classico di Cheryl Payer “Prigionieri per debiti” - la prigionia del debito.

Uno stato etico

«Penso che uno Stato maturo debba essere prima di tutto giusto, etico, trasparente il che significa dare a tutti le stesse possibilità di accesso e restituire a ognuno la sua dignità. Non è quello che avviene e il meccanismo di riscossione dei debiti finisce a colpire i più poveri, a negare l’accesso a una vita dignitosa punendo chi ha magari avuto un problema nel corso della sua vita e seppellendolo che un debito che potrebbe non riuscire mai a pagare: chiudendolo in un circolo vizioso che gli impedisce di ripartire». Nell’ufficio di Veniero Rossi, nella periferia romana del Quadraro, c’è un manifesto col simbolo di “Basta debiti”, uno sportello del consorzio di sindacati Usb, che aiuta chi è sommerso da cartelle esattoriali, richieste di pagamento, multe, sanzioni. Sul manifesto campeggia Robin Hood, il leggendario eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Un Robin Hood moderno è invece il responsabile dello sportello, Veniero, cinquant’anni e una folta capigliatura leonina. Era un funzionario di livello in una banca e si portava a casa uno stipendio altrettanto di livello. Poi un giorno la banca chiude e butta lui e i colleghi in mezzo a una strada: dalle stelle alle stalle. A quel punto gli salta addosso il fisco e la vita di Veniero comincia a sprofondare. «Oggi – racconta – penso che invece quella che è stata una tragedia, sia stata per me una fortuna che mi ha fatto fermare un momento a pensare. E quando sono uscito dalla mia vicenda personale ho cominciato a meditare su come avrei potuto aiutare altri come me. In banca avevo imparato un mucchio di cose e conoscevo bene i buchi neri nelle amministrazioni dello Stato o dei privati. Sapevo che Equitalia o l'Agenzia delle entrate, può continuare a perseguitarti anche con cartelle contestabili per i più svariati motivi e persino per errore. Sapevo che un avvocato avrebbe potuto tirare fuori dai guai un mucchio di gente, aiutandola a ripartire. Sapevo che questa lacuna nella trasparenza è una delle pecche maggiori della macchina amministrativa e che ovviamente chi non sa – chi l'avvocato non può permetterselo – continua a pagare anche quando non deve. Uno Stato maturo non può comportarsi così. A quel punto ho chiesto a due sindacalisti che conoscevo, Angelo Fascetti e Guido Lutrario, se Usb non volesse aprire uno sportello ad hoc. Io mi si sarei impegnato. E così abbiamo iniziato tre anni fa.

Qualcuno potrebbe obiettare che sono “furbizie” per non pagare il dovuto…

E’ il contrario. Le furbizie sono quelle della macchina della riscossione che non rispetta né la trasparenza né un’etica che impedirebbe loro di esigere un credito che non si può più esigere. Lo sanno ma non lo dicono e tu continui a pagare. Il truffatore professionista queste cose le conosce e si organizza in modo da frodare con intelligenza. Ma il debitore medio, che se non ha pagato lo ha fatto spesso per necessità, queste cose non le sa. Paga e basta e, se non ce la fa, gli pignorano i beni.

Uno potrebbe dunque fare da solo?

No. E’ complicato conoscere e stabilire quando e come si deve pagare o meno. E serve un avvocato perché è solo il giudice che può chiudere certi contenziosi. Lo sportello segue chi ha bisogno, gli indica un avvocato di fiducia, accompagna le prime mosse concordano un piano di rientro per sanare il contenzioso in maniera sostenibile. In questo modo, la gente prende in mano la sua situazione con consapevolezza. E’ il primo passo per liberarsi dal peso del debito e ripartire.

Quante persone vengono allo sportello?

Dalle settanta alle novanta al mese. Sia per vecchie cartelle di Equitalia, sia per un indebitamento che non si riesce a sostenere: banche, bollette, spese telefoniche, errori di fatturazione. Vedo povertà, dolore, disperazione. Ma se ne esce e la coscienza dei propri diritti è il primo passo per riacquistare dignità. Per tornare ad essere persone.

1 commento:

Vegetus.Net ha detto...
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