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domenica 16 marzo 2008

BOICOTTARE LE OLIMPIADI?


Pubblicato anche su Lettera22 e i quotidiani del gruppo Espresso/Repubblica
Domenica 16 marzo 2008

C'è già una petizione italiana on line per chiedere il boicottaggio delle Olimpiadi e per oggi Gianni Alemanno di An ne ha annunciata un'altra. Ma non sembra questa la strada che sarà imboccata dalla comunità internazionale, a cominciare dall'Unione europea. Per ora i toni si fanno semmai un po' meno morbidi e la pressione su Pechino aumenta ma senza mettere in discussione la fiaccola olimpica. La Cina sa già di essere sotto osservazione e i giorni a venire sono gravidi di complicazioni: in settimana si terrà a Pechino la prima udienza del processo contro Hu Jia, l'attivista arrestato per impedirgli, si dice, di criticare i Giochi. E sabato prossimo si vota a Taiwan, la “provincia ribelle” che si esprime su un referendum che i cinesi bollano come secessionista. Inoltre, in India e Nepal la diaspora tibetana in esilio minaccia nuove marce.
Ce n'è forse abbastanza per non ricorrere al boicottaggio dell'appuntamento su cui Pechino ha investito miliardi e immagine. Del resto, il presidente del Cio Jacques Rogge ha reiterato il parere del Comitato olimpico: “Il boicottaggio non risolverebbe nulla. Penalizzerebbe solo atleti innocenti”. Gli fa eco il suo vice Thomas Bach: “è una strada sbagliata”. In Italia anche Marco Pannella, il leader politico forse più impegnato sulla causa tibetana, non si unisce al coro di chi chiede il boicottaggio: “Non sempre funziona” dice. Posizione intermedia quella di Franco Frattini: “Bisogna fermare la violenza, ripensare e riannodare le fila spezzate dei diritti umani, riconsegnando le Olimpiadi a un clima di vera fratellanza. Altrimenti è forte il rischio che questa festa dello sport potrebbe correre”.
Ma se non il boicottaggio cosa? Insomma sulle Olimpiadi si discute. C'è chi ricorda la tradizione della “Tregua olimpica” o "Ekecheira", introdotta in Grecia nel IX secolo a.C., con la firma di un trattato fra tre re. Durante la Tregua, atleti, artisti e pellegrini potevano viaggiare in totale sicurezza per partecipare o assistere ai Giochi. Il Cio ha recuperato il concetto allo scopo di tutelare gli interessi degli atleti e più in generale di “creare una finestra di dialogo, riconciliazione e soluzione dei conflitti”. Il progetto di Tregua olimpica fu rilanciato dalle guerre balcaniche: nel 1992, con la Risoluzione 757 lo sport fu incluso dall'Onu per la prima volta tra gli elementi soggetti a sanzioni. Ma il Cio decise di optare per la riaffermazione della propria indipendenza per tutela degli atleti e dei Giochi e, alla fine, il Comitato sanzioni e il Cio raggiunsero un accordo che consentì agli atleti iugoslavi di partecipare a “titolo personale” alle Olimpiadi d Barcellona. Amnesty International però mette in guardia: la Cina non ha rispettato gli impegni presi in materia di diritti umani e sperare che lo faccia durante i Giochi è "illusorio e insufficiente", dice Paolo Pobbiati, presidente della sezione italiana. Che non crede che la Tregua olimpica fermerà la repressione e anzi corre il rischio di essere un “gesto di mera propaganda”.

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