Visualizzazioni ultimo mese

Cerca nel blog

Translate

domenica 6 luglio 2025

Al via il bando della Scuola Basso di giornalismo 2025-2026

 

Il bando della Scuola di giornalismo Lelio Basso (Roma), per cui lavoro con grande piacere da una decina d'anni (ma la scuola ne ha compiuti venti!), si può trovare qui. 

Rincresce ricordare che all'inizio, quando venne fondata da Linda Bimbi e Maurizio Torrealta, con l'aiuto di Massimo Loche, la scuola era gratuita. Poi i fondi provinciali sono venuti meno e oggi la scuola costa 3.800 euro che è però molto meno rispetto ad altre. Non solo, mi pare che l'offerta formativa sia importante:   930 ore totali, prevede 600 ore di lezioni frontali, 30 ore seminariali e 300 ore di tirocinio formativo presso una testata giornalistica convenzionata. Infine ci sono una paio di borse del valore di € 1.900 l’una. Insomma, date un'occhiata al bando che contiene tutte le informazioni. Venite alle gironate aperte per spaerne di più. Chiedete lumi a chi l'ha già fatta negli anni scorsi.

martedì 1 luglio 2025

Il conflitto di frontiera tra Thai e Cambogiani fa la prima vittima politica


I
l breve conflitto di frontiera che è già costato un morto in maggio ai cambogiani fa adesso una vittima politica a Bangkok: la prima ministra Paetongtarn Shinawatra (nell'immagine a sinistra) sospesa oggi dalla carica di premier per 15 giorni dalla Corte costituzionale. Vicenda all'ombra di un altro conflitto che ha nel mirino suo padre Thaksin,a capo di una potente dinastia e che rischia una serie di incriminazioni. Anche grazie a una telefonata di Paetongtarn con un vecchio amico di famiglia. Leggi tutta la storia su Ispionline

mercoledì 11 giugno 2025

Il giornalismo della Scuola Lelio Basso ha compiuto 20 anni


La Scuola di giornalismo Lelio Basso ha compiuto vent'anni e ha celebrato la ricorrenza con due belle iniziative: un libro di "fuoriclasse", ossia una raccolta di lavori dedicata ai vent'anni e composta da diversi contributi di ex allievi. E una  festa.

La raccolta di inchieste e approfondimenti dal terreno  hanno a che vedere col tema delle diseguaglianze, un tema molto caro alla scuola. La prova mi pare sia andata molto bene e così un libro celebrativo (che ricorda i fondatori Linda Bimbi, Maurizio Torrealta, Massimo Loche), il ruolo della Fondazione - e la forza di due colonne come le sorelle Monica e Ruth -,  è diventato un bel saggio a molte mani e con un campo visuale aperto (migranti, quartieri, lavoro, giustizia etc.).

La seconda iniziativa è stata una festa per lanciare il libro e ricordare i vent'anni della Scuola di giornalismo. Ci lavoro da tanti anni: fu Linda Bimbi (con Monica e Ruth) a chiamarmi un pomeriggio che ero in treno, lo ricordo assai bene. Mi propose il corso di scrittura che, nel tempo, abbiamo affinato con Paolo Affatato, maestro del giornalismo di agenzia ma anche di quello di approfondimento. Il corso si basa su poche lezioni frontali e su quotidiani esercizi pratici. La teoria ci vuole è ovvio e anche il ragionamento sulla teoria. Ma poi bisogna scrivere, scrivere, scrivere. Il risultato si vede spesso già al secondo esercizio.

Come amo ripetere, qualsiasi articolo giornalistico, qualsiasi scrittura per la radio e la televisione e persino le poche righe per  la didascalia di una foto,  devono richiamarsi a quelle quattro regolette che differenziano la scrittura giornalistica dallo "svolgimento del tema" che ci hanno insegnato a scrivere alla scuola media. Se si impara a scrivere bene un pezzo di cronaca -  senza fronzoli, eccesso di aggettivi, scarsa propensione a usare virgole e punti in modo appropriato - si è pronti per tutto il resto. Dice Marina Forti, la nostra direttrice: "Magari sei Ernest Hemingway ma prima di esprimerti come lui devi imparare come si scrive". 
Tanti auguri Scuola Basso!


Alcuni membri della Scuola di giornalismo Lelio Basso: da sinistra Giuliano Battiston, Giulio Rubino, Cecilia Cardito (detta anche la terza colonna), Marina Forti, Massimo Loche, Ruth Libanio, Marco Silenzi, Annalisa Camilli, Monica Gomes, il sottoscritto 


martedì 10 giugno 2025

Viaggio all'Eden ...cinquant'anni dopo. Giovedi 12 giugno al Mudec


"Aia on the Road: viaggio all’Eden”
Giovedì 12 giugno, ore 18:30 al MUDEC (Milano)

                                                                                                                      Spazio delle Culture

A cura di: Centro di Cultura Italia – Asia “Guglielmo Scalise”

 

Qualche anno fa avevo messo mano ai miei ricordi di viaggio degli anni Settanta, i primi e forse quelli che mi hanno poi segnato anche nel mio lavoro. Ne riparlo volentieri (giovedi al Mudec), mentre sta per uscire "Asia criminale" (il giorno dopo in libreria!), perché ovviamente l'Asia di allora non è quella di oggi e nemmeno noi quelli di allora. Ma quel viaggio segnò quelli che in tanti consideriamo gli "Anni Luce" - per citare Gianni Galassi e Luca Formenton e un loro bellissimo libro-mostra - anziché, come si suol dire, gli "Anni di piombo". Gli esegeti di quel periodo presero a prestito il titolo di un film del 1981 di Margarethe von Trotta (Die bleierne Zeit) e plasmarono un racconto che evidenziava le tenebre anziché le luci. Ma gli anni Settanta del viaggio all'Eden erano luce pura che, come e forse più del 68, cambiarono la nostra vita.

 

Oggi non mettete l'argilla sulle pustole? Non mangiate il riso basmati? Non disdegnate la carne rossa? Non coniugate ayurveda, Steiner, Hahneman con l'allopatia? Non pensate a Gandhi? Non siete un filo ecologisti? Tutta roba che viene dagli Anni Luce che ci fecero scoprire come l'Asia non fosse solo l'Oriente misterioso di Salgari e Kipling... Partimmo orientalisti, tornammo asiatisti.

lunedì 9 giugno 2025

"Asia criminale": alcuni buoni motivi per leggerlo


P
erché – mi dice – dovrei comprare “Asia criminale”?

Costa solo 19 euro, gli rispondo, sotto la soglia psicologica del biglietto da 20

Si, risponde, è un buon prezzo per quasi 300 pagine. Ma di che parlate, di banditi?

Si, rispondo, banditi di varia natura e soprattutto di questo fenomeno che forse vedi già sul tuo cellulare: un’avvenente cinesina, o cinesino, elaborata/o con l’intelligenza artificiale che ti invita a investire in criptovalute. E’ il frutto di una modernità tecnologica criminale inventata proprio nel Sudest asiatico. Fabbriche della truffa o più semplicemente “Scam city”

Ci siete stati tu e Morello? Chiede 

Ti pare che per 19 euro andiamo a farci ammazzare?, gli rispondo. Epperò si che ci siamo stati ma da fuori. Le abbiamo viste, catalogate, fotografate, filmate, spiate le Scam City. Anche perché il “compound”, il cuore della Scam City, è un edifico blindato in cui si entra ma non si può più uscire. E’ circondato da guardie armate e protetto dal filo spinato. E se ti avvicini troppo quelli ti fanno secco…

Quindi – fa lui – richiede un viaggio perimetrale?

Richiede più viaggi -dico io – che con Massimo abbiamo fatto in tutto il Sudest asiatico più volte e in diversi anni. Anche perché – aggiungo – non ci sono solo le truffe. Purtroppo nel Sudest, grazie alla mania tutta umana di fare la guerra, ci sono ben altre tenebre

Guerra….?

Si c’è una guerra in Birmania che ha già fatto forse 70mila morti anche se nessuno te ne ha mai parlato. Una guerra che fa da sponda alle Scam City, fa circolare amfetamine e oppiacei, produce idee su come riciclare il denaro… C’è anche altro

Un’altra guerra?

Si una nuova guerra possibile. Intanto, come sai – faccio io – c’è in corso una battaglia commerciale tra Cina e Stati Uniti ma se ne sta preparando un’altra da fare con navi, missili, droni perché non si sa mai che nel Mar cinese meridionale – come lo chiamano – non succeda qualcosa…

A Taiwan?

Non solo a Taiwan. Anche tra gli atolli, anche attorno agli Stretti… è una tenebra nemmeno troppo nascosta che si alimenta di grandi infrastrutture portuali pensate non solo per fare commercio ma anche per parcheggiare portaerei.

Insomma, dice lui, quest’Asia criminale più che un saggio mi pare un giallo…

In parte lo è. E’ un’inchiesta su quel che c’è ma non si vede o non si riesce a vedere o non si vuole vedere. Ma è anche un reportage che oltre alle ombre mostra anche le luci e qualche spunto per pensare che questa fetta di mondo – l’Asia sudorientale – è un pezzo importante del pianeta. Sotto la Cina e a destra dell’India. A sinistra degli Stati Uniti. Non poi così lontana nemmeno per noi

Tenebre okkei ma dimmi almeno una luce...

Molte luci culinarie. La ricetta del Pad Kra Pao per esempio, piatto nazionale thai

Credevo – dice lui – che fosse il Pad Thai il piatto nazionale thai

E no, faccio io, quello lo mangiano i turisti. Tra l’altro il Pad Kra Pao si coniuga a un ragionamento sul basilico thai che non è il basilico santo indiano e nemmeno il basilico ligure con cui si fa il pesto

E tutto questo per 19 euro?

Vedi che alla fine – concludo io - il prezzo è convincente. Puoi scegliere il libro se vuoi. Oppure, visto il cambio favorevole, quattro porzioni di Pad Kra Pao

martedì 3 giugno 2025

Gaza: la parola complicità

C
'è un altro conflitto su Gaza che riguarda le parole. Io ho smesso di usare il termine genocidio per non sentirmi fare una lezione di diritto internazionale con tutte le sfumature del caso che implicano il fatto che poi non si decide nulla. Mi attesto su crimini di guerra, crimini contro l'umanità, crimini potenzialmente genocidari. Molti non saranno soddisfatti nemmeno di queste accuse ma purtroppo osservo una tale cecità da parte di alcuni, come se a Gaza andasse in scena soltanto qualche grave episodio violento, che mi vien voglia di mandarli al diavolo. Non lo faccio solo perché poi ognuno deve e dovrà fare i conti con se stesso. Mi ha colpito quel recente filmatino, non ricordo fatto da chi, in cui - passato un decennio - una nipotina chiede al nonno: "Ma tu cosa hai fatto per fermare questa barbarie"? Domanda semplice e netta. Il nonno (o la nonna) abbozza. Fa una smorfia e forse, come aveva fatto allora, si gira dall'altra parte.

Girarmi dall'altra parte mi riesce davvero difficile ma mi sento impotente. Peggio, mi sento complice e diventa difficile sfuggire a questo status in un Paese che non fa nulla e che trova un momento di dignità istituzionale su questa vicenda solo quando parla il capo dello Stato. L'opposizione fa, certo, ma non poi così compatta (vedi i vari distinguo, i vari si ma però il 7 ottobre e così via) e tanto fa anche  la società civile, con manifestazioni e coraggiose iniziative come la flottiglia che parte in queste ore o la marcia che si organizza in Egitto. Ma è ancora troppo poco. 

Mi resta questo senso mal sopportato di complicità. So cosa dirò a mio nipote: "Volevamo opporci e fermare la strage ma non ce l'abbiamo fatta". Non so cosa diranno gli altri, quelli dei distinguo, quelli di si però Hamas. Hamas ha le sue responsabilità (che senso ha protrarre una guerra persa e che ogni giorno uccide una media di 50 palestinesi?) e Israele ha le sue (crimini reiterati e una evidente pulizia etnica in corso e non per la prima volta). Ma le responsabilità le abbiamo anche noi, le ho anch’io. E so che questa responsabilità diventa anche, seppur obtorto collo, la mia complicità. Spiegherò a mio nipote che io complice non lo ero, che ho firmato petizioni e partecipato a marce. Ma sui libri di Storia il mio Paese apparirà complice del massacro. E anch’io, purtroppo, con lui.

mercoledì 26 febbraio 2025

La madre delle Scam City


Quando esattamente siano nate le Scam City, le città della truffa, non è chiaro. Probabilmente, in una qualche forma prima del 2020 cioè prima del Covid, erano solo edifici isolati nelle Sin City, le città del vizio (quelle con casinò, bordelli etc) dove si testavano le prime truffe online, core business delle "Città della truffa". Poi i compound sono proliferati col lockdown diventando in alcuni casi - in Myanmar ma non solo - veri e propri centri urbani dedicati alla truffa. Ma le vere e proprie Scam City non sono solo prigioni a cielo aperto. Sono anche città con l'ortolano, il medico, il venditore di motorini. E ovviamente casinò e brotel. Dove tutto sia iniziato dunque non si sa ma certamente Laukkai in Birmania è stata fra le prime. Forse la madre di tutte le Scam City, o forse la sorella maggiore. 

Sono andato a cercare di sbrogliare la matassa anche dalla Cina perché le Scam City sono roba della mafia cinese. Una mafia agguerrita che sa corrompere e fare affari. Approfittando della guerra, anche se i conflitti cambiano gli equilibri con effetti imprevedibili. Qui in alto vedete la foto di alcuni dei birmani frontalieri in coda alla frontiera di Ruili, in Cina. Cerco di spiegare nel reportage che potete leggere qui  che nesso c'è. 

Tutte queste storie, le connessioni, le ipotesi lungo diversi confini sono gli ingredienti - con molte altre tenebre - della ricerca di cui ci occupiamo dal 2023 con Massimo Morello e che finirà in un libro a 4 mani che è alle battute finali. Ma questa è un'altra storia...

La foto è di Davide Del Boca. Eravamo insieme a Ruili il mese scorso. Il reportage è uscito anche su ilmanifesto e atlanteguerre