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sabato 14 giugno 2008
LA PARABOLA DIPLOMATICA DI UNA PALLA DI CERVO
Sulla quarta di copertina di "Stanotte la libertà" di Dominique Lapierre e Larry Collins, uno dei libri più fortunati della storia del giornalismo, due ex ufficiali del British Indian Army, l'esercito del Raj britannico, posano soddisfatti al posto di frontiera indo-pachistano che divide il Punjab. Il primo è un maggiore del Pakistan col basco d'ordinanza sulla divisa kaki. Il secondo è un colonnello sikh dell'esercito dell'Unione indiana, con tanto di barba e turbante. Accanto agli autori, lungo la linea di confine che dal 1947 divide l'India dal Pakistan, i due hanno probabilmente in comune almeno tre cose: appartenevano, prima della Partition, allo stesso esercito che, dal 1858 al 1947, si chiamava semplicemente Indian Army; provengono assai probabilmente dalla medesima terra – il Punjab, la regione dei cinque fiumi che fu divisa dal righello coloniale del giurista britannico Cyril Radcliffe. Infine condividono la stessa passione per il medesimo sport: il cricket. Di queste tre possibilità, la terza è sicuramente la più certa.
A sessant'anni da quella notte dell'agosto 1947 in cui neo pachistani e indiani raggiunsero la libertà dall'Impero di Sua Maestà, molte cose sono cambiate nelle due sorelle divise da quel parto brutale. Ma la passione per il cricket è rimasta la stessa. E' andata anzi, col tempo, aumentando. Facendo di Pakistan e India due delle più abili nazioni a maneggiare la mazza piatta e la pallina di pelle di cervo che costituiscono il cuore di un gioco nato nel Sud dell'Inghilterra tra il XIV e il XV secolo, ma divenuto molto popolare in epoca vittoriana e, da allora, trasferitosi con sempre maggior fortuna nelle colonie dell'Impero. Di più: il cricket ha finito per rappresentare, per Pakistan e India, sia un motivo di orgoglio identitario quando si giocano i campionati internazionali, sia il modo ufficioso per tornare a stringersi la mano quando la politica fa fatica o sceglie altre vie che non siano quelle formali dei negoziati ufficiali. India e Pakistan usano il cricket per giocare e divertirsi, scommettere e arrabbiarsi, godere e imprecare ma anche per parlarsi, negoziare, stemperare tensioni o, al contrario, inasprirle...
Leggi su Lettera22 il seguito dell'articolo uscito oggi in edicola anche su Il Diario quindicinale col titolo Cricket & Pakistan
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