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domenica 25 gennaio 2009

IL COMBATTIMENTO



Ogni paese ha il suo modo di divertirsi e ogni paese ha il suo modo di giocare. In Indonesia, i galli da combattimento vengono lungamente lisciati e coccolati per ore prima dell’incontro o durante le ore del giorno. In Afghanistan, la preparazione è più rude. Ma alla fine, lo spettacolo è ugualmente terribile. E non pensiate che sia una questione di “pratiche selvagge” perché dalle nostre parti c'è ancora chi usa puntare sul combattimento tra cani (vietato dalla legge). In Afghanistan la lotta dei galli è una vecchia tradizione come quella delle quaglie. Mi è capitato di vederne una ai giardini di Babur, un grande parco pubblico (ingresso 10 afghanis per i nazionali, 250 – ossia cinque dollari - per gli stranieri) rimesso a posto dalla Fondazione Agha Khan e comodamente sdraiato lungo la direttrice che porta verso il palazzo presidenziale (o quel che ne resta) e la città di Kandahar, nel Sud.
C'è molta gente e nemmeno una donna (tranne le straniere che vengono però accettate come osservatrici). Ci viene riservato un posto d'onore, nel mezzo dell'arena come vuole la tradizione d'ospitalità di queste genti. I due campioni, nelle mani dei loro padroni, stanno agli angoli dell’arena. Lasciati andare, partono all’attacco e si studiano avvinghiati, collo contro collo, volteggiando in una sorta di ballo preparatorio (come vedete in alto nella fotografia di Davide Costa).

Poi iniziano a beccarsi sul lungo e robusto collo piumato e sulla schiena salvo poi fare un grande salto per dare un colpo all’avversario. Quando va bene, uno dei due riesce ad atterrare l’altro. Ma la lotta non è all’ultimo sangue e, almeno in questo caso, quando è chiaro che uno dei due campioni sta per soccombere, il padrone lo ritira e la partita finisce. E gli scommettitori pagano o incassano (o anche litigano).
Ciò che mi ha colpito è il modo in cui agli “angoli”, ossia mentre ai due campioni viene concessa una pausa, l’allenatore ringalluzzisce il suo combattente (...e’ proprio il caso di dirlo). Prendono una boccata d’acqua e la nebulizzano sulla testa dell’animale (come si vede nell'immagine scattata da Luca Formentini), avendo poi cura di asciugargli il capo e, in particolare, gli occhi. Un collega che era con me mi ha detto che nella lotta delle quaglie, oltre a nebulizzarle con l'acqua, sventolano loro davanti l’ampio risvolto della salwar kameez, quel lungo camicione che scende fino al ginocchio e che sembra abbia l’effetto di risvegliare l’animale  dal torpore indotto dalla lotta. O forse dalla voglia di smetterla lì, tornandosene al pollaio. In Indonesia forse usano il sarong.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' uan pratica selvaggia solo perché è legale: da noi si fa tutto ugualmente, ma è vietato.

E' questo che lo rende meno selvaggio, il fatto che comunque chi lo fa sa di commettere un reato e una cosa sbagliata.

Povere bestiole, e che crudeltà gratuite, per il puro divertimento degli umani.

Orientalia4All