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sabato 19 dicembre 2009

IL GIOVANE E IL VECCHIO LEONE


Ieri nella sede del Partito Radicale, Rudra Bianzino, accompagnato dallo zio, dall'avvocato Zaganelli e da alcuni militanti radicali umbri (cui va il merito di aver incalzato il partito) hanno tenuto una conferenza stampa. Con lui c'era Marco Pannella, coi capelli sempre più candidi e lunghi che forse ha parlato – come tende a fare – troppo ma che ha testimoniato il sostegno di un vecchio leone a questo giovane leone che è Rudra. Non nascondo che quando l'ho abbracciato, Rudra, mi è venuto un nodo alla gola. In lui vedo mio figlio, di poco più grande, e mi chiedo come si fa, che forza ci vuole, a sopportare il dolore della morte di un padre. Dolore acuito da una verità che non vine fuori. Aldo morì “per caso” o fu ucciso? E, comunque, morì di carcere, su questo non ci piove.

Se Pannella è un vecchio leone della politica italiana (ieri al suo decimo giorno di un ennesimo digiuno), Rudra Bianzino è davvero un giovane leone. Una dignità e una forza che rendono onore a suo padre e a sua madre, Roberta Radici, una donna forte e sincera che ha speso le sue ultime energie per combattere contro la morte di Stato per restituire del compagno l'immagine di un uomo probo, onesto e tranquillo. E capisci da Rudra come dovevano essere i suoi genitori. Ma questo ragazzo, che aveva allora solo 13 anni, è diventato un uomo anzi tempo. Non è invecchiato – ha una peluria che prelude a una futura barba importante come aveva Aldo – ma è maturato rapidamente. Ha dovuto farlo. La Storia prima ancora dei sentimenti glielo chiedeva. Affronta giornalisti e magistrati, politici e curiosi con la dignità propria di una maturità invidiabile. E al contempo resta, fortunatamente, anche un adolescente, le tennis slacciate, il pantalone sdrucito portato con non cale. A maggior ragione questo ragazzo va protetto e sostenuto. Non aiutato. Rudra non ha bisogno di aiuto ma di sostegno si. Di affetto anche. Così che io, ieri, presente da cittadino e non da giornalista, ho potuto finalmente abbracciarlo tenendo le lacrime dentro solo per una forma di pudore. Volevo che sentisse anche il mio affetto di uomo. Da uomo a uomo.

Quanto a Pannella Giacinto detto Marco, di lui tutto si potrà dire. E quante critiche potrei fargli io stesso. Ma quando ho saputo dell'impegno dei radicali e del suo in prima linea, volevo scrivergli per ringrazialo. Per dirgli “Grazie, vecchio leone”. In questa immensa prateria surriscaldata in un pianeta moribondo che circonda un paese degradato e stanco, la tua vitalità resta una risorsa. Così come la tua umanità. Che ieri regalava un filo di speranza. E naturalmente di affetto.


Infine. Ringrazio tutta quella parte di società civile che, nell'assenza della politica, si è data da fare. I compagni radicali che hanno fatto muovere partito e parlamentari. Ma anche i tanti che non conosco e che hanno raccolto soldi, hanno manifestato, scritto, dato una mano. Non bisogna mollare proprio adesso. Il caso è chiuso? Forse per la procura. Ma i casi si possono riaprire. Soprattutto se in tanti chiederanno di farlo

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