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giovedì 8 luglio 2010

SCIOPERO DIPLOMATICO

Licenziamenti e prepensionamenti in arrivo, blocco di assunzioni e carriere, emendamenti ad hoc che tagliano scatti e progressioni economiche. La mannaia della Finanziaria si abbatte anche sulla casa della diplomazia italiana che però non è propensa mandar giù. I due principali sindacati del ministero degli Esteri minacciano di incrociare le braccia, si tratti di un ambasciatore di carriera, di un amministrativo o di un tecnico di cooperazione, questi ultimi con la prospettiva di 60 futuri licenziamenti.

Certo, uno sciopero delle feluche farebbe davvero scalpore ma è quanto ha minacciato in una lettera a Berlusconi il Sndmae, il sindacato dei diplomatici (circa un migliaio) che ha messo nero su bianco di essere pronto ormai a “giungere alla misura estrema, e per noi inusuale, dello sciopero, cui la Carriera, in servizio a Roma ed all'estero, aderirebbe con grande convinzione”. Ma anche la cosiddetta “area funzionale”, ossia i non diplomatici, sono sul piede di guerra. Ieri hanno scritto al loro ministro, Franco Frattini, minacciando lo stato di agitazione “una misura per cui, se non avremo soddisfazione – conferma un aderente alla Cgil – alla Farnesina ne vedremo delle belle”. I tecnici dell'Utl, l'Unità tecnica locale che si occupa della cooperazione allo sviluppo, non sono meno in subbuglio. Vessati da contratti annuali che vengono rinnovati discrezionalmente, diminuiti al lumicino negli anni e con sempre meno denaro da amministrare, rischiano un futuro da paralisi completa se i sessanta licenziamenti, per ora rinviati di un anno, dovessero diventare realtà.

La novità
è che il fronte, anche se con motivazioni diverse a seconda dei segmenti, appare sufficientemente compatto a decidere un blocco totale del lavoro della nostra diplomazia. “Il governo se l'è presa con magistrati e giornalisti e adesso tocca a noi – sibila un diplomatico di lungo corso – senza che si renda conto che risparmiare sulla nostra pelle significa abolire i servizi agli italiani all'estero, anche quelli utilizzati da chi va in vacanza e che si accorge, magari solo in quel caso, che un'ambasciata o un consolato sono un risorsa di cui non si può fare a meno”.

Ma il blocco dell'attività, sia sciopero o agitazione a singhiozzo, paralizzerebbe anche la macchina che sta a Roma e che governa quasi 5mila persone di cui 3800 nell'area funzionale: un comparto – spiega una sindacalista della Cgil – che di questo passo si vedrà ridotto della metà nel giro di qualche anno”. L'amministrazione intanto ha bloccato un aumento di 40 euro lorde per metà di questi funzionari e anche il contratto è fermo, congelato dalla stretta imposta dal governo. Senza che possa dunque essere applicato.
I diplomatici invece ce l'hanno con un articolo della Finanziaria che stabilisce che le progressioni di carriera abbiano, per tre anni, efficacia esclusivamente giuridica. Sei bravo e ti do la medaglia, ma non un euro in più. Anche le feluche piangono insomma. Ma questa volta non vogliono limitarsi ad asciugarsi le lacrime con la pochette.

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