Cosa avreste pensato se nell'estate del 1968 uno dei maggiori quotidiani del vostro Paese avesse relegato la notizia dell'invasione di Praga a pagina 15? Forse non lo avreste perdonato nemmeno se allora a farla da padrone fosse stata l'eruzione del Krakatoa. Eppure ieri la lieta novella dell'invasione del Bahrein da parte di mille soldati sauditi e 500 poliziotti degli Emirati è passata in secondo piano. Chissà come va oggi, dopo la proclamazione dello stato di emergenza, una repressione durissima e l'ordine del monarca di usare la forza senza se e senza ma.
L'occupazione militare del Bahrein è in realtà molto simile all'invasione di Praga del 1968 che Mosca motivò “tecnicamente” con l'adesione della Cecoslovacchia al Patto di Varsavia, cosi come tecnica è stata la decisione di Riad ed Eau, riuniti col Bahrein nel Consiglio del Golfo. Certo, si opinerà, il governo di Praga non inviò a Mosca nessuna richiesta come invece ha fatto l'algido monarca del Bahrein, ma il punto non è questo. Dagli accordi tra Hanoi e Washington a quelli tra Kabul e Mosca, il mondo ne ha viste di richieste di aiuto ai Paesi o partiti fratelli. Sempre un'ottima scusa quando c'è bisogno di essere in due per menare chi disturba e si sta rivelando più grosso di noi. “Tecnicamente”, si sono affrettati a spiegare i sauditi, i soldati di Riad sono solo un prestito all'ombrello offerto dal Consiglio per la cooperazione del Golfo e dunque la forma è salva. La sostanza invece – e cioè un intervento militare con tanto di carri armati - non cambia.
Quel che stupisce non è tanto la scarsa attenzione dei giornali ma il silenzio assenso degli americani e degli europei, accusati ieri di un certo cinismo dal Financial Times, uno dei pochi giornali ad aver dedicato una riflessione alla vicenda. Questo silenzio dorato di cinico pragmatismo dell'Occidente, velato solo da qualche timido appunto, dice che è tutto sommato un bene che la vecchia monarchia dei Saud abbia riordinato le cose nell'assolato giardino di casa, mettendo a tacere una minoranza sconsiderata che protesta da giorni pacificamente nella piazza delle Perle. Con tutto lo tsunami che ci circonda, dal Giappone alla Libia, non mette conto di prender troppa parte per qualche migliaio di dimostranti che chiedono il diritto di rappresentanza seduti sul quel mare di petrolio che ha fatto schizzare la benzina, alla pompa, a 1,640 euro al litro. Un problema che i tank di Riad non hanno.
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