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sabato 17 dicembre 2011

FUKUSHIMA, LA STORIA INFINITA


Il primo ministro giapponese Yoshihiko Noda ha annunciato l’arresto a freddo della centrale nucleare danneggiata dal terremoto che provocò lo tsunami dello scorso marzo. Dopo nove mesi la centrale di Fukushima è stata messa in sicurezza, non vi sono più reazioni nucleari nell’impianto, è minima la fuoriuscita di radiazioni nell’ambiente. Ma Greenpeace Giappone non ci sta e contesta i dati di governo e Tepco. Secondo Tokyo, sarebbe dunque terminata la fase di emergenza della maggiore crisi nucleare del Giappone e l’incidente di questo tipo più grave dopo quello di Cernobyl del 1986. Il governo ha sottolineato che l’obiettivo di raggiungere l’arresto a freddo e la messa in sicurezza dell’impianto entro la fine dell’anno è stato raggiunto. E il Giappone si prende anche il plauso dell’Aiea. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha infatti espresso il suo apprezzamento per i «progressi significativi» raggiunti dalla Tepco, il contestatissimo gestore della centrale nucleare di Fukushima.

«Il governo giapponese e la Tepco hanno fatto progressi significativi e hanno completato la seconda fase del piano d’azione entro la fine dell’anno, così come previsto», ha commentato in una nota il direttore generale dell’Agenzia, il diplomatico nipponico Yukiya Amano. Di tutt’altro avviso l’anima verde del Sol Levante. «Le autorità giapponesi sono chiaramente ansiose di dare l’impressione che la crisi sia giunta al termine, ma questo non riflette chiaramente la realtà», ha detto Junichi Sato, direttore esecutivo di Greenpeace Giappone, commentando l’annuncio del governo giapponese e dei funzionari della Tepco.

«Invece di usare i mezzi di comunicazione per alzare una cortina di fumo che nasconda il fallimento negli aiuti alle persone che vivono con le conseguenze del disastro, la priorità del governo - afferma ancora Sato - dovrebbe essere quello di garantire la sicurezza pubblica e iniziare la chiusura di tutti i reattori nucleari in Giappone. Tepco non ha raggiunto realmente l’arresto a freddo – accusano i verdi nipponici - quindi né la società né il governo dovrebbero rivendicare che il lavoro sia quasi finito. Materiale radioattivo - continua il direttore esecutivo di Greenpeace Giappone - sta ancora fuoriuscendo dal sito, e non è dato sapere lo stato esatto delle tonnellate di combustibile fuso all’interno dei reattori. Decine di migliaia di tonnellate di acqua altamente contaminata si trovano ancora nei reattori e negli edifici che contengono le turbine, con perdite in mare avvenute anche la settimana scorsa. La costante minaccia radiologica posta dal disastro nucleare di Fukushima rimane enorme».

Junichi Sato
non demorde: «Moltissime persone continuano a essere a rischio per le radiazioni causate dal disastro e non ricevono adeguato sostegno. A distanza di nove mesi coloro che hanno visto le proprie case e città contaminate dalle radiazioni sono ancora in attesa di aiuto da parte del governo e dei risarcimento di Tepco. Finora solo trentacinque case sono state decontaminate, delle migliaia colpite nella città di Fukushima. Le analisi più recenti effettuate da Greenpeace mostrano come ci siano ancora molti punti della città di Fukushima contaminati e come gli sforzi di decontaminazione siano stati finora inadeguati».

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