
«Sia chiaro – spiega Manconi – che la Commissione non ha il mandato di entrare nel merito del sistema complesso dell'economia del tessile ma ha sì il dovere, venuta a conoscenza di un fatto che riguarda aziende italiane, di agire. Siamo molto pragmatici e non sta a noi risolvere o sindacare il quadro generale, cosa che spetta all'Ilo e ai sindacati dei lavoratori. Ma possiamo, dobbiamo chieder spiegazioni e agevolare, pur con tutti i nostri limiti, un'assunzione di responsabilità. Qui non si tratta di una vicenda “esotica” perché si è svolta in Bangladesh. C'è una falla che riguarda anche l'Italia». Manconi ha del resto firmato un appello con la vicepresidente del senato Valeria Fedeli che invita le aziende italiane a contribuire al Fondo, appello che accompagna una delegazione di lavoratori del Bangladesh che ieri ha fatto tappa a Treviso, la città del Gruppo Benetton.
Benetton è di fatto il marchio più esposto, anche per la potenza di una sigla nota in tutto il mondo. Il gruppo di Treviso, che inizialmente aveva negato il suo coinvolgimento, si è poi dato da fare firmando il Bangladesh Fire & Building Safety Accord, un accordo sotto egida Ilo che prevede un programma di ispezioni mirate alla sicurezza delle fabbriche tessili del Paese. Ma sul Fondo invece ha fatto marcia indietro. Sulla “Tribuna di Treviso” di ieri il gruppo lo spiegava così: «Sul fondo per le vittime del Rana Plaza vogliamo ribadire che siamo stati fautori del tavolo per la sua creazione e inizialmente siamo stati anche una delle quattro aziende che lo coordinavano; poi ci siamo resi conto che i tempi si dilatavano e si stava arrivando a prevedere un contributo solo su base volontaria e non proporzionato all’effettiva presenza di ogni azienda. Abbiamo quindi deciso di concentrare i nostri fondi e sforzi per il sostegno alle vittime e alle loro famiglie sul programma messo a punto con Brac, una delle più importanti Ong del mondo», in effetti un colosso umanitario del Bangladesh (con una sede negli Usa), che sostiene di impiegare 100mila persone, di essere finanziata soprattutto da imprese commerciali private e che sostiene di assistere oltre 120 milioni di beneficiari. Ma le voci critiche sostengono che questo è anche il modo per sottrarsi alla responsabilità di pagare. Una stima che, per Benetton, si aggirerebbe sui 5 milioni di dollari.
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