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venerdì 23 ottobre 2015

Ban Ki-moon in Italia: due obiettivi per raggiungerne 17

Terminate le celebrazioni ufficiali che hanno visto il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon in Italia (a Torino in Parlamento, a Expo Milano, al Forum organizzato dall'Undp a Torino), cosa resta della tre giorni che ha visto concentrarsi in Italia lo sforzo dell'Onu per ritornare al centro del dibattito internazionale? Almeno due cose.

Convincere i governi

La prima riguarda il tentativo di convincere i governi del pianeta, che hanno sottoscritto a New York l'Agenda 15/30, a farla diventare pratica quotidiana. L'Agenda 15/30 contiene infatti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs, Sustainable Development Goals) che sono la continuazione delle vecchie Mete del Millennio (MDGs) appena conclusesi. A differenza dei Millennium Goals, i 17 obiettivi impegnano però i governi, da qui al 2030, a uno sforzo non più per settori di popolazione (emarginati, poveri etc) o per Paesi (subsahariani, a basso reddito, in via di sviluppo etc), ma “universale”. Gli obiettivi cioè riguardano tutti: cittadini del Nord e del Sud del mondo. Un salto di qualità che prevede un pianeta a sviluppo sostenibile dove tutti devono fare la propria parte e non solo “carità” solidale a chi è più sfortunato. E' un concetto nuovo e non facile da metabolizzare. La visita di Ban Ki-moon mirava dunque innanzi tutto a questo.

Il secondo obiettivo del segretario generale era invece quello di cercare di dimostrare che applicare i 17 obiettivi si può. Ma come? La risposta sta nei risultati del Forum sullo sviluppo locale sostenibile che si è svolto a Torino dal 13 al 16 ottobre e che è stato chiuso proprio da Ban Ki-moon. Qual è la novità?

Ripartire dai territori

Il Forum, che è giunto alla sua terza edizione (la prossima in Africa, tra due anni), è qualcosa di diverso dai soliti eventi dove ognuno arriva, legge il suo discorso e se ne va. E' il frutto di un processo di aggregazione di reti, enti locali, associazioni della società civile, fondazioni, imprenditori e università che ormai da sei anni lavorano assieme per dimostrare che, per applicare qualsiasi obiettivo – per renderlo cioè applicabile nella realtà quotidiana – bisogna cambiare ottica. Anziché chiedere e poi demandare ai governi nazionali le politiche locali, il Forum sostiene che bisogna ripartire dai territori, dalle comunità: piccole come un Comune montano di 500 abitanti o grandi come l'area metropolitana di Torino, Buenos Aires o Dakar. Nei territori, dicono i funzionari dell'Undp (il programma per lo sviluppo dell'Onu, il suo “braccio politico” e strategico ), ci sono già tutti i temi da cui partire per applicare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile: un territorio, piccolo o grande, deve infatti sempre fare i conti con l'ambiente, l'esclusione sociale, il lavoro, l'innovazione, l'istruzione. Ed è partendo dai territori, dai sindaci, dalle associazioni, dagli imprenditori locali, che è più facile declinare nel quotidiano le grandi mete che dovrebbero farci vivere meglio. Il messaggio che viene da Torino – sintetizza Johannes Krassnitzer dell'Undp - «ci dice che esiste una nuova forza che è la somma di tante diversità in grado di dialogare tra loro. E questo sforzo a livello locale è in grado di incidere sulle scelte nazionali e su quelle internazionali». A patto, dicono da Torino, che il centro redistribuisca risorse alla periferia. Un negoziato che resta in salita.

(anche su Repubblica.it)

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