Guerre moderne. Visibili, invisibili, calcolate. Dai talebani a Daesh, dalla guerra al terrore all'abitudine alla guerra
Cos'è cambiato nella guerra? Non si combatte più tra eserciti ma "in mezzo alla gente", tra coalizioni di Stati con mostrine unificate e combattenti senza divisa ma forti in termini ideologici. Alla radici di sono antichi problemi irrisolti: il retaggio neo coloniale, le ingiustizie sociali, una vaga idea di riscatto nazionale che producono lo scoppio di tensioni latenti in cui si inserisce la criminalità organizzata, la devianza ideologica estremista, le manovre di gruppi di potere politico d economico. Le guerre moderne, al contrario di quelle convenzionali, tendono a trascinarsi. A iniziare ma a non terminare. A fingere successi che non sono reali. E a farci abituare alla guerra come a una delle tante forme della quotidianità moderna. La guerra richiede forse dunque un ripensamento: quanto è utile? quanto hanno senso le alleanze regionali? perché abbiamo deciso che l'Onu non serve? perché rinunciamo a priori a studiare strumenti di pacificazione e dialogo?
E ancora dunque. Come prevenirle? quali nuove forme di diplomazia, di coinvolgimento della società civile, di alleanze tra comunità diverse mettere in campo?
E infine: le migrazioni - che tanto ci affannano: non sono, oltre al prodotto della guerra, anche l'esplosione di quelle tensioni irrisolte che alla guerra hanno portato?
Lunedi alle 18 incontro con Raffaele Crocco per parlare di conflitti al Mart di Rovereto
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