Queste due illustrazioni (altre domani su il manifesto in edicola) fanno parte della campagna per Santiago Maldonado e sono di Daniel Rabanal. L’artista argentino, arrestato poco prima del golpe del 1976, era stato fortunatamente registrato dalla polizia, a differenza dei desaparecidos, il che gli ha salvato la vita anche perché Amnesty era al corrente della sua sorte, e non sarebbe stato facile giustificarne la morte. Ma son stati 8 anni di torture, botte, finte esecuzioni. Anche la prima moglie era stata arrestata ma uccisa dopo molte violenze. Alla fine della dittatura, il governo Alfonsin concede carta e matite ai carcerati sopravvissuti. E quando si decide l’amnistia di militari e detenuti politici nel 1984, viene rilasciato. Si trasferisce allora a Bogotà, in Colombia, dove diviene l’Altan locale, con le sue vignette politiche per la rivista Semana, e con i suoi personaggi di fantasia, che si muovono nella Colombia molto reale di Pablo Escobar. Qui si è sposato e ha lavorato per 20 anni. Nel 2009 è tornato a Baires dove vive e disegna. Ha pubblicato molti libri illustrati e nel 1996 è stato invitato al Salone del fumetto di Lucca. Ha così potuto conoscere la metà delle sue radici. Due nonni di Daniel erano infatti di Sala Consilina in Campania.
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