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sabato 28 settembre 2019

Voto di sangue in Afghanistan

Oltre cinquemila seggi in 34 province per 9 milioni e 700mila elettori registrati, poco meno di un terzo dell’intera popolazione dell’Afghanistan. Dovranno scegliere tra diversi candidati (3 si sono già ritirati ufficialmente, altri informalmente) alla carica di presidente in una campagna polarizzata sui due protagonisti principali: Ashraf Ghani e Abdullah Abdullah.

A sorvegliare il processo ci saranno, oltre agli osservatori internazionali che però non hanno accesso alla gran parte dei seggi, e ai tantissimi che rappresentano i candidati, 110mila funzionari dalla Commissione nazionale indipendente (Iec) che alla viglia del voto ha dichiarato che tutto è a posto, o quasi: sono infatti oltre 2000 i centri elettorali che resteranno chiusi per motivi di sicurezza, nonostante vi siano oltre 70mila uomini in divisa a garantire la libera scelta del voto. Ma non è l’unico neo. Ci sono – tra gli stessi funzionari dell’Iec – preoccupazioni per il coordinamento e timori per il funzionamento dei dispositivi di identificazione biometrica, considerata l’unica conferma per validare il voto. Introdotti nelle elezioni politiche dell’ottobre 2018, già allora hanno provocato ritardi, complicazioni, incertezze, occasioni per alterare i risultati.... segue su Atlanteguerre

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