Bene, ci siamo. Ora vediamo cosa sai fare, vecchio mio. Dietro quest’angolo c’è un carro armato americano. Forse l’equipaggio è nervoso. Forse hanno l’ordine di sparare o forse no, ma noi non lo sappiamo. Non posso togliermi dalla testa quel che è successo all’amico e collega di penna Raffaele Ciriello, ucciso in mezzo alla strada dalla raffica di un mitragliere nervoso quando era di fronte – armato solo di una macchina fotografica – a un Merkava israeliano. Palle fredde. Vediamo che succede.
Siamo a Bagdad nel 2004 e chi scrive è Enzo Baldoni un giornalista che firma un pezzo dal titolo Il primo Bradley non si scorda mai. Il Bradley è un blindato americano per il trasporto delle truppe. E’ armato con missili che possono spazzar via un veicolo nemico a 4 chilometri. Ha un cannoncino che può vomitare fino a 300 colpi al minuto. Baldoni è li davanti nell’Iraq in fiamme. In una posto dannato dove lascerà la vita arricchendo un elenco molto lungo: Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Antonio Russo, Maria Grazia Cutuli, Italo Toni e Graziella de Palo, il fotografo Raffaele Ciriello. Tutti giornalisti caduti sul campo come Baldoni. Ma Enzo non è esattamente un reporter come tutti gli altri. E’ un uomo che segue la storia dei conflitti a cavallo tra giornalismo, attivismo umanitario e forse anche un forte senso dell’avventura. E’ un personaggio molto particolare cui non manca fiuto giornalistico e coraggio. L’adrenalina del pericolo non lo spaventa. Semmai lo eccita, come accade spesso quando sei in prima linea o vicino alla prima linea. Quando davanti a te c'è un Bradley o un Merkava israeliano che è un altro maledetto tipo di carrarmato. Quello che ha ucciso Raffaele Ciriello a Ramallah il 13 marzo del 2002. Due anni prima. Un amico di Enzo...
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