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sabato 6 dicembre 2008

DIETRO MUMBAI, KABUL


Perché gli Usa si fanno in quattro per evitare che Islamabad e Delhi precipitino in un nuovo rovinoso conflitto? Per umanitario spirito di pace? A me sembra che la risposta stia a Kabul anche se dista qualche migliaia di chilometri da Maharashtra



Quando sei anni fa, dopo l'attacco al parlamento indiano messo in atto nel 2001 dal gruppo terrorista kashmiro Lashkar-e-Toiba, India e Pakistan furono sul punto di entrare in un nuovo conflitto, l'azione mediatrice della comunità internazionale si fece sentire con una certa debolezza. Se il contenzioso alla fine si risolse in nulla, ciò fu dovuto al pragmatismo e al senso della realtà delle leadership indiana e pachistana che, a una guerra dagli esiti incerti e con l'aggravante del possibile uso dell'arma nucleare, preferirono la via del dialogo, per quanto compromesso da quell'azione eclatante, messa in opera dallo stesso gruppo adesso accusato degli attentati a catena di Mumbai.
Ora però le cose stanno diversamente.
Il viaggio in India e Pakistan di Condoleezza Rice, che pur essendo il ministro degli esteri uscente dell'Amministrazione Bush rappresenta anche le preoccupazioni e i timori del neo eletto Barak Obama, sta a dimostrare con quanta apprensione gli Stati Uniti seguano le vicende del subcontinente indiano e spiegano perché Washington si stia spendendo tanto in quell'area. Il suo viaggio infatti, accompagnato da una copertura mediatica sui fatti di Bombai che racconta tutta l'attenzione dell'America a quella fetta di mondo, è stato organizzato simultaneamente alla visita in Pakistan del capo di stato maggiore americano Mike Mullen, il "soldato" più alto in grado dell'apparato militare americano. Che non ha mancato, mentre Washington faceva di tutto per chiedere agli indiani di reagire con la testa prima che col cuore, di fare pressione sul governo di Islamabad per un maggior impegno nella lotta contro i terroristi che albergano nel Paese dei puri.
A che pro? Solo per evitare un conflitto tra due potenze regionali?
Washington ha in Asia una preoccupazione che si chiama Afghanistan...Leggi tutto su Lettera22

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