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domenica 11 dicembre 2011

PERCHE' (NOI DI LETTERA22) SOSTENIAMO L'EDITORIA ASSISTITA

Nel giro di poche ore si decide il destino di 90 testate e 4mila lavoratori (che sono molti di più). Ma anche di 400mila lettori. Due buoni motivi per condividere la battaglia per tenerle in vita

Perché un webgiornale quotidiano e decennale che non vive di sovvenzioni statali dovrebbe prendere parte per quel quasi centinaio di testate che rischiano la chiusura se, nelle prossime ore, il governo Monti non ripristinerà almeno in parte i tagli decisi dal governo precedente? Tagli che rischiano di metter la parola fine a un segmento della stampa italiana per molti importante per altri superfluo?

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Ci sono almeno due motivi: uno ideale e uno pratico, diciamo di bottega.
Quello ideale è noto a tutti: molte di queste testate, di cooperative o di partiti politici e in molti casi voce del mondo periferico delle realtà locali, sono un pezzo della nostra democrazia (dico molte, perché uno dei problemi del settore è la “pulizia” dai falsi giornali di cui si dovrebbe far carico la legge e la categoria stessa). Questi quotidiani, emittenti, settimanali, che vivono del soldo pubblico, senza questo chiuderanno e la loro voce sarà persa per sempre. Non vendono? Si, vendono poco, ma il loro contributo è immenso. E, detto fra noi, senza il soldo pubblico anche i grandi giornali sarebbero in difficoltà (hanno infatti il rimborso per la carta e le agevolazioni postali). Il denaro pubblico insomma aiuta la divulgazione delle idee e dunque la linfa vitale che dovrebbe circolare in ogni democrazia.

Il secondo motivo è invece molto pragmatico: Lettera22 non ha mai preso (direttamente) denaro pubblico né hai mai fatto richiesta per averne. Con difficoltà esistiamo da una quindicina di anni vendendo i nostri pezzi a testate nazionali, regionali o estere (cosa che ci consente di farvi leggere gratis il nostro sito). Ma, e qui viene il punto, una larga fetta dei nostri clienti sono giornali assistiti. Non potrebbe essere altrimenti perché il nostro tipo di lavoro non incontra molto i favori del mercato editoriale che si nutre di gossip, storie vacue e leggere, cronaca rosa. Se non esistessero il manifesto, il Riformista o Terra, per citare alcune delle testate per cui lavoriamo, Lettera22 chiuderebbe il giorno dopo. Ai 4mila posti di lavoro direttamente collegati all'editoria assistita e che si perderebbero (con l'aggravio del costo della cassa integrazione e quindi di un esborso ulteriore di denaro pubblico), dovremmo dunque aggiungere anche i giornalisti di Lettera22 o quelli di molte altre associazioni giornalistiche che, sempre di più, vengono utilizzate dai giornali di idee. Nessuno ci ha pensato, ma se chiudono quelle realtà, se ne va anche un altro pezzo “silente” (e non assistito) del giornalismo italiano.

Ecco perché il problema del manifesto o del Riformista (dell'Unità o di Ecoradio o di molte testate regionali) è un problema nostro, anzi di tutti. Persino dei grandi giornali (apparentemente non assistiti) che, bontà loro, danno un rilievo minimo al rischio chiusura di 90 testate. Mi chiedo perché. Oggi La Repubblica, strenuo difensore della libertà di stampa, ha pubblicato un boxino quasi ridicolo che dà voce al direttore del manifesto Norma Rangeri. Che spreco di spazio per un giornale dalla così imponente foliazione! A pensare male verrebbe da chiedersi se non facciano gola quei 400mila lettori che la chiusura dell'editoria assistita lascerebbe senza giornale. A pensar male si potrebbe ipotizzare che se spariscono quei piccoli giornali, a maggior ragione non saranno toccati i rimborsi per la carta e le tariffe postali agevolate di cui i grandi giornali godono. Forse è solo distrazione, chissà. A certe dimenticanze di Repubblica siamo abituati (vedi la vicenda Romani/Passera). E lo stesso vale per il Corrierone. Si dice che “cane non morde cane” e che dei colleghi non si parla male. Ma qui non è questione di colleghi, semmai di consigli di amministrazione per i quali la chiusura dei fratelli minori non dev'essere in cima alle preoccupazioni.

A maggior ragione dunque devono resistere i piccoli giornali. Ovviamente anche quelli per cui non lavoriamo. Questo è il nostro piccolo contributo: da chi non prende soldi dallo Stato né ha rimborsi per la carta o tariffe postali agevolate e da chi non ama le sparate alla “Grillo” che una volta, dopo aver detto peste e corna del manifesto, raccontò sul palco di Torino una vicenda tristissima in presenza della suo protagonista....che gli ricordò che la vicenda che stava ricordando era stata pubblicata proprio dal giornale “dalla parte del torto”.

Noi che di tesoretto abbiamo solo voi, i nostri lettori, non vi chiediamo soldi ma la solidarietà per i giornali “assistiti” (che leggete spesso attraverso “Lettera22”) e che consentono a noi di continuare a lavorare (e a voi di leggere e pensare). Assistiamoli assieme. E' l'unica forza che hanno.

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