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domenica 9 settembre 2012

STRAGE NELLA GREEN ZONE

Non è ancora chiaro se il kamikaze fosse in motorino o in bicicletta, se fosse o meno un minorenne. Non è chiarissima la dinamica e anche l'obiettivo è controverso. Ma due cose risultano fin troppo evidenti e incontestabili: che a pagare sono ancora una volta dei civili, quelli sì tra l'altro minorenni, e che la guerriglia è in grado di colpire anche nel cuore del potere occupante, nella famigerata “green zone” di Kabul, finora centrata solo da missili e proiettili, mai con un attacco così profondo all'interno dell'area più protetta e controllata della città. A torto dunque, ritenuta la più sicura.

Sono circa
le 11 e mezza del mattino di ieri lungo la strada che costeggia, a destra, il quartier generale della Isaf/Nato contornato da altissimi muraglioni di cemento armato, e, a sinistra, una sequenza di case, alcune delle quali contigue anche a edifici che hanno a che vedere con le sedi diplomatiche (è il caso degli uffici della cooperazione italiana o della legazione spagnola). La strada, il cui ingresso nel quartiere di Shashdarak è vietato alle auto non autorizzate ed è guardato a vista, sbuca dopo circa 400 metri in un quadrivio su cui si affaccia la Nato e, poco più avanti, a sinistra l'ambasciata americana, a destra l'italiana. Di solito è pieno di ragazhttp://www.blogger.com/img/blank.gifzini che elemosinano “one dollar mister” o cercano di vendere qualche gomma ai soldati o ai funzionari che escono a piedi dai vari uffici.

E' un quadrivio militarizzato: una volta c'era un ristorantino a poco prezzo, snobbato dai “bianchi” ma meta dei lavoratori afgani (traditori collaborazionisti per i talebani), salariati della Nato e delle ambasciate. Il guerrigliero arriva sin quasi sul quadrivio e si fa esplodere. Sul terreno rimangono, assieme a lui, almeno sei persone, in maggioranza proprio quei mocciosi che cercano, tollerati come sono da militari e funzionari, di portare a casa qualche banconota...

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