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mercoledì 5 giugno 2013

IL CHI E' DELLA SOCIETA' CIVILE AFGANA


Si apre domani all'università di Herat il primo seminario internazionale di studi sulla società civile afgana, organizzato dalla rete Afgana (www.afgana.org) e da un consorzio di Ong, con capofila Arcs, nel quadro di un progetto finanziato dal ministero degli Esteri.
Il seminario “Società civile afgana in transizione: ruolo, prospettive, sfide, opportunità” è forse il pirmo incontro internazionale di studi sulla società civile afgana. Vedrà interventi, tra gli altri, di Mirwais Wardak (Afghanistan: PRTO, Peace Training and Research Organization) e Elizabeth Winter (Regno Unito: LSE, London School of Economicczds), considerati tra i più importanti ricercatori su questo tema.
Tra i relatori italiani, Giuliano Battiston, già autore del primo studio italiano sulla società civile afghana, presenterà i risultati della ricerca “La società civile afghana: pace, giustizia e aspettative per il post-2014”.

In questo stesso
contesto, sono stati realizzati anche i dibattiti che si sono tenuti nei giorni scorsi in diverse città afgane (Kabul, Mazar-i-Sharif, Jalalabad), organizzati dalle associazioni locali partner con il sostegno delle università delle città coinvolte. Negli incontri, alcuni esponenti della società civile italiana hanno discusso tematiche centrali per il rafforzamento del processo di democratizzazione del Paese come diritti, lavoro dignitoso, pace, conflitti, partecipazione attiva dei cittadini e rapporto con la rappresentanza istituzionale locale, beni comuni, legalità.

Queste attività
sono accompagnate da una mostra del fotografo Romano Martinis, con una lunga esperienza in aree di conflitto, che dal 2007 ha documentato in diverse zone del Paese i molti aspetti su cui la società civile è impegnata. Si tratta della seconda mostra esposta nel recentissimo centro ACKU (Afghan Center at Kabul University), inaugurato nel 2013 e frutto dell'impegno di Nancy Dupree, che ha donato alla fondazione 70mila documenti sull'Afghanistan, raccolti con il marito in decenni di lavoro.

Le associazioni sociali e italiane e le Ong aderenti alla rete Afgana riaffermano e rafforzano con queste iniziative il loro sostegno alle associazioni per i diritti umani, fondazioni di ricerca, reti di donne, Ong afgane, "terza forza" di un Paese stretto tra talebani e signori della guerra. Afgana auspica che il governo italiano, che ha contribuito al finanziamento di queste attività, continui a investire ancora sul processo di democratizzazione nel Paese e sul rafforzamento delle istanze sociali, pilastro di una vera ricostruzione e garanzia di diritti futuri dopo il ritiro militare. A tal proposito la rete Afgana ha lanciato alle forze politiche la proposta di riconvertire il 30% del risparmio ottenuto col ritiro militare in attività di cooperazione.

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