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venerdì 8 novembre 2013

ASPETTANDO IL RITORNO DI GIOVANNI

Vorrei dar conto ai lettori di questo blog di una mail che Luca Martinelli, un collega di Altreconomia, ha mandato al manifesto a commento di un mio articolo sulla morte di Hakim Mehsud. Martinelli ricorda che Giovanni Lo Porto è nelle mani del Tpp (o di qualche manipolo che agisce per conto di quella sigla). Vorrei dunque riproporvi quanto ha scritto al giornale nella sua lettera. Di cui condivido ogni riga.

Domenica 3 novembre "il manifesto" ha ospitato un'analisi di Emanuele Giordana, in cui si dava conto dell'uccisione di un capo talebano in
Pakistan da parte di un drone dell'esercito Usa, e di come quest'evento avrebbe innescato "una vera e propria guerra diplomatica tra Islamabad e Washington". Giordana ricorda ovviamente -anche se non lo scrive- che un cittadino italiano è da oltre venti mesi in mano ai talebani in Pakistan. E allora mi chiedo: Giordana non ha pensato di intervistare il ministro degli Esteri, Emma Bonino, per chiederle se un evento di questo tipo possa in qualche modo mettere in difficoltà l'Italia, che -presumo e spero- sta lavorando per la liberazione di Giovanni Lo Porto? Vorrei -anche attraverso questa lettera- che quanto successo ci aiuti a porre una questione alla Farnesina: "Che peso ha, oggi, l'Italia, in politica estera, se gli Usa si permettono di uccidere un capo talebano pakistano, mentre un cittadino italiano è ostaggio di queste forze?". Pongo questo domande da giornalista e da amico di Giovanni. Credo che chi fa il nostro mestiere ha il dovere della memoria e della complessità. Abbiamo il compito di "fare collegamenti", per aiutare il Paese (l'opinione pubblica e chi non ha la fortuna di fare il nostro mestiere) a crescere.


Nell'immagine un manifesto che ricorda il sequestro di Giovanni

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