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mercoledì 26 marzo 2014

Se il talebano diventa umanitario

Un ritratto di Henry Dunant,
il padre del diritto umanitario
In tempi di confusione umanitaria, anche i talebani non sono da meno.

Mullah Ahmad Bilal, ad esempio, è a capo della Commissione talebana di controllo e coordinamento per Ong e società, un organismo che può dare il permesso di operare in una certa zona. Sia che facciate vaccinazioni a scopo umanitario sia che mettiate ripetitori telefonici a scopo di lucro. In un certo senso anche questo è un segno della modernità (se mi passate questo termine spurio) cui nemmeno la guerriglia in turbante si riesce a sottrarre. E con la confusione tipica sia della fretta con cui la modernità - nel bene e nel male - sconquassa gli equilibri e connota l'epoca in cui viviamo. Nella quale l'aiuto umanitario lo fanno i militari e le Ong assomigliano molto spesso ad aziende che vendono un prodotto.


L'intervista apparsa qualche giorno fa con grande evidenza sul sito dell'emirato (il website dei talebani) racconta però tante cose. Non solo il desiderio di darsi una struttura politico amministrativa, ma anche come i talebani tengano in conto le nuove tecniche comunicative, dal momento che in questo caso si è usata un'intervista (pilotata in tipico stile aziendale) e non un semplice comunicato. Anche questi conservatori oscurantisti fanno i conti con la realtà che, piaccia o non piaccia, sta dando una mano a cambiare la loro testa

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