Visualizzazioni ultimo mese

Cerca nel blog

Translate

domenica 14 dicembre 2014

Le parole per dirlo: i talebani sono tutti terroristi?

Ashraf Ghani ha tenuto un discorso televisivo rivolgendosi agli ulema, i dotti dell'islma di cui rappresentano l'élite, e ai leader tribali, la catena di comando che coordina la vita nei villaggi e nei distretti. Ha avuto parole dure contro il terrorismo sostenendo che ciò che viene fatto in questi giorni non solo non è "islamico", è inumano. La lista è lunga: sette soldati uccisi in un autobus militare e, sabato mattina, il killeraggio del capo segreteria della Suprema corte, per non parlare dell'uccisione di una dozzina di sminatori e, appena due giorni fa, la bomba al centro culturale francese cui è scampato il nostro Giuliano Battiston. Il discorso era, in un certo senso, un atto dovuto. La situazione va peggiorando visibilmente e poiché i talebani, o più in generale i guerriglieri islamici, non riescono a entrare nelle città, le mettono a dura prova con atti terroristici e alzando il tiro anche se, in questa informe galassia armata, è sempre difficile (al netto delle rivendicazioni ) sapere quale mano si nasconde dietro al sasso.

Il suo discorso rispondeva anche indirettamente a Rangeen Dadfar Spanta, già ministro degli Esteri e poi consigliere speciale di Karzai, un personaggio importante che non gli ha risparmiato critiche dopo che Ghani aveva definito i talebani "opposizione politica". Forse dimenticando che proprio Karzai si era spinto a chiamare "fratelli" i talebani, Spanta ha sostenuto che ai terroristi non va riconosciuto lo status che può essere attribuito solo a chi lotta con gli strumenti della democrazia. Ma Ghani, come allora Karzai,  cerca un varco nella galassia armata proprio per  individuare un'opposizione politica, ossia il possibile futuro partito talebano di domani: disposto a negoziare e a rinunciare alla lotta armata in cambio del riconoscimento appunto dello status di opposizione o partito politico.



La strada è in salita e per ora alla luce del sole c'è solo lo scontro armato. Ma Ghani deve pur sapere che esistono molte anime nella guerriglia afgana e che molte sono eterodirette, finanziate da Paesi più o meno vicini, più o meno refrattarie alle sirene del jihadismo internazionale. Le parole dunque sono importanti. E la scelta di Ghani -a me pare - giusta. Sul terrore non si tratta (nel suo discorso Ghani è stato chiaro) ma per far finire la guerra bisogna negoziare. La parte più spinosa è trovare l'interlocutore

Nessun commento: