A sinistra John Sopko, qui sopra il presidente Najibullah |
Secondo quanto sostiene l'ufficio dello Special Inspector General for Afghanistan
Reconstruction, Kabul non ha abbastanza soldi per pagare il suo
esercito. Né domani né nel 2024. Chi si assumerà l'onere? O succederà quello che accadde dopo il ritiro dell'Armata
Rossa? Si chiama "sindrome Najibullah", dal nome dell'ultimo presidente filosovietico dell'Afhanistan...
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L'acronimo
“Sigar” sta per Special Inspector General for Afghanistan
Reconstruction. A capo
dell'ufficio ispettivo americano – dotato di larghissima autonomia
e persino del diritto di compiere arresti – siede John F. Sopko, un
magistrato scelto da Obama due anni e mezzo fa per guardare nei conti
e nelle spese. In due parole, in quei 104 miliari di dollari circa
che gli Stati uniti hanno speso o si sono impegnati a spendere nella
ricostruzione dell'Afghanistan. Oggi l'ufficio di Sopko ha pubblicato
un nuovo report che evidenzia sette aree di crisi o di alto rischio
(Corruption/Rule of Law, Sustainability, Afghan National Security
Forces, On-Budget Support, Counternarcotics, Contract Management and
Oversight Access) che sono interessanti da leggere. Ma la nostra
attenzione è caduta sul capitolo Forze armate. Vediamo cosa dice il
rapporto che contiene la High Risk List.
Più
della metà dei soldi della ricostruzione (ossia 62 miliardi di
dollari) gli Usa li hanno spesi nel “ricostruire” le forze armate
afgane (Ansf) composte da esercito (Ana) e polizia (Anp) attualmente
una forza di 352mila uomini che, proprio perché sia sostenibile, la
Nato ha proposto di ridurre a 228.500 nel 2017. Questa forza ridotta
costa comunque 4,1 miliardi l'anno, cifra a cui Kabul dovrebbe
contribuire con 500 milioni fin dall'anno prossimo. Teoricamente, nel
2024 l'Afghanistan dovrebbe pagare tutto da solo.
Afghanistan in Transition: cerimonia della bandiera |
Secondo
Sigar Kabul non può farcela se il suo fatturato (ossia quanto ha
intascato) nel 2013 sono stati 2 miliardi a fronte di una spesa del
budget dello Stato stimata a 5,4 miliardi di dollari (ossia il 37%
del totale). Secondo le informazioni raccolte da Sigar, Kabul
immagina di riservare alla spesa militare per le forze di sicurezza
il 3% del budget immaginando che il suo prodotto interno lordo cresca
e con questo anche il 3%. Ma se al momento a ripianare il debito di
budget ci pensa la comunità internazionale, il 3% di 2 miliardi di
dollari fa solo 60 milioni che al massimo sarebbero 150 se Kabul
riuscisse a raggiungere - seppur entro il 2024 – la cifra che le
sue spese correnti richiedono. Non è difficile immaginare che a
fondi d'aiuto sempre più ridotti, Kabul si ritroverà a non avere
più liquido per i salari di soldati e poliziotti sempre che non li
defalchi dai servizi o dagli stipendi degli impiegati dello Stato (o
sempre che qualcuno non li aggiunga in cassa). Per soprammercato, il
Center for Naval Analyses sostiene che l'Ansf dovrebbe avere una
forza di 373.400 uomini (ossia più soldati di quanti non ne abbia
adesso) con un costo di circa 5-6 miliardi di dollari
l'anno.
Armata rossa torrente d'acciaio. Mosca aveva pensato di lasciare circa 10mila uomini dopo il ritiro ma cambiò idea. Pagò fino al 1992 poi chiuse i rubinetti |
Conclusione:
quando l'Armata rossa lasciò l'Afghanistan nel 1989 dopo dieci anni
di guerra, Najibulah – l'allora presidente filosovietico –
resistette ai mujahedin per circa tre anni. Ma nel gennaio del 1992,
la Russia di Yeltsin decise di chiudere i rubinetti mantenuti a
fatica tenuti aperti da Shevardnadze
(nel 1990 l'aiuto sovietico era cresciuto sino a 3 miliardi di
dollari). L'effetto fu immediato, cominciò a mancare carburante e
liquido per i salari. In aprile Najibullah si dimise mentre i
mujahedin conquistavano posizioni con facilità e soprattutto minacciavano ormai le città, Kabul compresa. Fu la cassa, non (solo)
la forza dei mujaheddin a far crollare l'ultimo presidente
filosovietico.
Quanto è costata agli Usa la guerra in Afghanistan. Fonte: Financial Times |
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