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domenica 19 giugno 2016

Un fotografo... per strada

Una delle immagini di Mario scelte per la mostra
Il Veregra Street Festival (18-25 giugno)  e il Comune di Montegranaro presentano  la Mostra ”Dondero, fotografo di strada” per ricordare  l’arte del grande fotoreporter Mario Dondero, fermano di adozione, a pochi mesi dalla sua scomparsa. Molti sono stati negli anni i legami di Mario Dondero con la città di Montegranaro, frequentazioni, amicizie e collaborazioni.  La mostra - inaugura oggi,  il 19 giugno,  alle sette di sera -  è stata allestita in collaborazione con la fototeca provinciale di Altidona e l’associazione Philosofarte.


 Ho scritto per il catalogo, con altri, un piccolo ritratto di Mario che posto qui.

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Se c’è un tratto che contraddistingue Mario Dondero e il suo modo di fotografare il teatro di strada, è che la strada resta l’elemento centrale. Mario Dondero è stato un “fotografo di strada”, il luogo prediletto delle sue scorribande e il teatro naturale dove si svolge la commedia umana: tutti i santi giorni, a tutte le ore, con un evento speciale che ne segna il percorso o con la normalità quotidiana di chi attraversa il mondo per andare al lavoro, bere un piccolo caffè, fare la spesa. I fotografi amano la strada ma molti di loro si concentrano su un particolare o le preferiscono i luoghi chiusi. Mario aveva sempre, oseremmo dire, la necessità di far sì che la strada non fosse mai semplicemente uno scenario ma semmai un contesto. Persino nei ritratti, dove Mario il contesto lo restituisce perché nessuno dei sui soggetti possa restarne avulso. Non che Mario abbia disdegnato i luoghi chiusi e, del resto, le case non son forse un prolungamento della strada? Luoghi ridotti dello spazio dove comunque si gioca la partita individuale e collettiva dell’umanità? Ma l’oggetto privilegiato dal suo obiettivo era la strada. In uno dei nostri primi incontri mi portò appunto su una stradella di campagna che da Fermo conduce in cima a un colle da cui lo sguardo spazia sul mare, il porto laggiù e quel formicolare di attività umana che si muove, da lontano, come uno sciame dai movimenti piccoli e impercettibili. Sì, perché l’altro elemento che Mario amava della strada erano i suoi attori umani o animali. Difficile trovare nel repertorio di Dondero qualche immagine naturalistica, qualche “bel paesaggio”, qualche tramonto suggestivo. C’è sempre un uomo, un toro, un cane, una famigliola, un mare di persone che manifestano e, come nel caso di queste belle immagini, gli attori che raccontano il mondo nelle strade. Chi meglio di Mario per restituire i loro movimenti?

La strada è stata nella vita di Mario la cartucciera per i suoi scatti. Ho compiuto con lui così tanti
viaggi in automobile da pensare che forse è più il tempo passato on the road (c’è del resto un libro su Mario che si intitola Donderoad) che non quello passato in qualche casa – la sua, la mia, quelle di amici – a conversare. La strada offriva sempre qualche spunto. Disdegnando le autostrade percorrevamo gli interni ancora intatti di un Paese attraversato da strisce di asfalto anonime dove gli autogrill rappresentano la premonizione di una vita da trascorrere nei centri commerciali e in cui,  se viaggi da Milano a Palermo, il paesaggio resta quasi anonimo, accompagnato da un grigio guardrail e viadotti tutti uguali o da quei fessi che ti si piazzan dietro a flasshare gli abbaglianti chiedendo strada. Sulle provinciali, le comunali, le vicinali è tutta un’altra storia. Quando lavorammo sul porto di Genova, gli facevo da aiutante e autista e sceglievamo sempre di fare quella strada che da Piacenza, lungo la Val Trebbia, passa per Bobbio e, dopo il passo della Scoffera, scende sulla capitale ligure. Scoprimmo che lungo la discesa al mare c’era un paesino di quattro case che si chiama Donderi e così ci andammo, inerpicando la macchina lungo una specie di tratturo, perché Mario voleva scoprire qualche elemento che riconducesse il luogo alle radici del suo cognome. Sbarcammo in un villaggetto che aveva ancora un antichissimo fienile di legno, alcune case molte delle quali abbandonate e un vecchio pensionato che prendeva il primo sole. Mario parlò col vecchio e scattò qualche foto ma non venne a capo della liaison col suo cognome. Tornammo in strada, verso Genova, chiudendo quel minuscolo capitolo della sua storia fotografica e personale. Son quelle immagini, chissà dove riposte, il luogo dove la grande protagonista resta la strada e il suo teatro. Con i misteri – non sempre risolti - legati ai nomi e ai cognomi dei suoi attori e delle sue comparse e forse non meno vivaci del teatro di strada rappresentato dagli scatti di questo catalogo.

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