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martedì 13 giugno 2017

Bombe a Kabul: il giallo si infittisce

Sirajuddin Haqqani
 in una ricostruzione dell'Fbi
Dopo aver preso lo stesso 31 maggio e con una solerte rapidità le distanze dalla bomba che ha ucciso a Kabul un centinaio di persone, i talebani tornano a smentire ogni coinvolgimento nell'attentato del mercoledi nero  chiarendo, con un messaggio affidato al loro sito internet, che la guerriglia colpisce solo obiettivi militari e  non spara mai nel mucchio. A dar più forza alla presa di distanze (la terza in pochi giorni) c'è anche un messaggio audio di Sirajuddin Haqqani, l'uomo a capo della Rete Haqqani e vice di mullah Akhundzada il leader del movimento. L'intelligence afgana è invece certa del coinvolgimento degli Haqqani che risponderebbe, dicono a Kabul, a un ordine venuto dia pachistani. E' la prima volta non solo che i talebani reiterano una loro presa di distanze da un attentato ma che difendono con tanta alacrità la Rete Haqqani, in passato scheggia impazzita del movimento e solita agire per suo conto.

Quanto al "Processo di Kabul", l'ultimo sasso lanciato dal governo per negoziare con la guerriglia (con l'offerta ai talebani di aprire un loro ufficio nella capitale) i guerriglieri di mullah Akhundzada  ribadiscono la loro posizione con un messaggio di poche righe: "Qualsiasi conferenza venga riunita per prolungare la presenza degli occupanti è futile e viene rigettata".

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