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Dermocratico di vecchia data: Richardson con Biil Clinton. Ha appoggiato anche la candidatura di Obama |
Richardson è presto entrato in rotta di collisione con l’ex vicepremier tailandese Surakiart Sathirathai - la controparte internazionale a capo del Board guidato dal ministro birmano Win Myat Aye – che gli sembrava troppo cauto e troppo attento a non offendere il Paese di cui erano ospiti. Il comitato, con membri di varie nazioni tra cui Sudafrica, Svezia o Gran Bretagna, ha il compito di verificare quanto il governo birmano stia facendo in relazione al Rapporto Annan, un’indagine nel Rakhine - lo Stato occidentale del Myanmar da dove sono stati cacciati i Rohingya - affidata da Aung San Suu Kyi all’ex segretario generale dell’Onu e conclusasi con una serie di raccomandazioni tra cui quella di mettere mano alla legge sulla cittadinanza che esclude i Rohingya dal consesso delle oltre 130 etnie riconosciute nel Paese.

Intanto la data del 23 gennaio, che avrebbe dovuto dare il via al rimpatrio dei rohingya, ha subito un rinvio che soddisfa i timori delle nazioni Unite e delle Ong internazionali – preoccupate per la condizione che i rimpatriati potrebbero trovare nel Myanmar – ma aggiunge nubi sull’accordo tra Dacca e Naypyidaw per il ritorno a casa dei rifugiati, che dovrebbe concludersi entro due anni. Dal canto suo Dacca avrebbe concluso gli accertamenti su circa un milione di rohingya fuggiti nelle pianure bengalesi cui ha esplicitamente detto di voler negare sia una carta di identità locale sia il passaporto. Il conteggio comprende dunque non solo i rifugiati più recenti (i quasi 700mila attuali e altri 80mila che fuggirono a fine 2016) ma anche altri scappati in Bangladesh negli anni precedenti. Attualmente vi sono circa 35 campi di accoglienza nella regione di Cox Bazar ma le autorità di Dacca temono che molti rohingya cercheranno di confondersi con i bangladesi per sfuggire a un rimpatrio molto poco volontario che non promette nulla di buono.
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