Visualizzazioni ultimo mese

Cerca nel blog

Translate

domenica 25 marzo 2018

Il caffè abile di Hoi An

Quante qualità di caffè esistono in Vietnam, uno dei luoghi del mondo dove si produce una miscela dall’aroma intenso e spesso con un retrogusto al cioccolato? C’è quello classico con Arabica e Robusta, o un’antica ricetta di Hoi An, nel Vietnam centrale, che mette assieme Arabica e Bourbon prodotti sulle colline di Dalat. Non è difficile trovarlo di qualità, organico non è invece sempre facilissimo. Ancor meno berlo sapendo che è legato a un progetto che coniuga l’impresa sociale, l’agricoltura biologica e la difesa dei diritti di chi ha una disabilità. Lo abbiamo bevuto a Hoi An, a qualche ora da Huè, l'antica capitale, dopo aver varcato il Col de Nuages, un picco sul mare avvolto da nuvole che sembrano perenni e che divide geograficamente il Nord dal Sud Vietnam.

Hoi An, una delle più belle città vietnamite, si trova sotto Da Nang, a Sud della provincia di Thua
Thien-Hue, che nel 2017 ha ospitato 3,8 milioni di turisti quasi la metà dei quali stranieri. Hoi An è una meta classica dopo la Cittadella di Hue ma può anche essere un posto che vi dà sui nervi. Considerata un piccolo capolavoro di architettura sincretica tra influssi cinesi, giapponesi e coloniali, la città vecchia è una sorta di museo a cielo aperto: un centro storico perfettamente ristrutturato ma così leccato che può rischiare di apparirvi senz’anima. La sera, quando col buio si accendono migliaia di lampioncini di carta e aprono i battenti di raffinatissimi ristoranti di cucina locale, se non fosse per la presenza di cinesi e giapponesi, potreste avere la sensazione di essere a Berlino dentro la quinta di una piece “orientalista” che riproduce un’antica città vietnamita, dove però di vietnamita ci son solo camerieri, cuochi e impiegati di negozi che vendono esclusivamente manufatti per turisti. Persino le antiche magioni della classe alta sono ora dei musei per cui si paga l’ingresso e nel quale vi accoglie una svogliatissima guida che, facendovi visitare i piani alti, vi conduce inesorabilmente in un’ala adibita a negozio: pipe da oppio, tessuti pregiati, lampade, souvenir per ogni tasca.

Come tutti i piccoli capolavori urbani, Hoi An resta sospesa tra il grande benessere che il turismo ha fatto lievitare - e grazie al quale è un piccolo gioiello - e il rischio della cosiddetta nausea del viaggiatore, che si ritrova fianco a fianco di tedeschi, spagnoli, russi, cinesi in un’atmosfera artefatta dove impazzano selfie e ricerche smodate di qualche anticaglia rifatta o di giacche a vento tecniche trendy che costano un sesto. Ma come ovunque ci sono anche delle piccole perle che a volte si scoprono per caso. In una delle vie principali dedicate allo sciame turistico una graziosissima sala da tè invita il visitatore di passaggio. Colpisce il silenzio che circonda i tavoli e il piccolo giardino affacciato sul retro. Sul tavolo, minute tavolette di legno con delle scritte: zucchero, latte, ghiaccio… e persino grazie. Il fatto è che la Casa da te Hoa Nhap (inclusione) è un luogo dove siete serviti da sordomuti. Dovete chiedere dal menù indicando la scelta e mostrando le tavolette se desiderato lo zucchero o il conto.


I fondatori, Len Nghuyen Binh e sua moglie Mai Thi Kim Quyen, idearono l’attività 18 anni fa. Binh ha una storia di disabilità e voleva fare in modo che altri, come lui, potessero superarla lavorando. Ora ci sono due locali hoa nhap (Reaching Out in inglese): la Casa da tè e un atelier di manufatti artistici (Quyen è infatti figlia di un gioielliere). Ci lavorano solo persone con disabilità in uno staff che ormai conta oltre una settantina di persone - donne e uomini - che credono sia nei diritti, sia nel fair trade e nel rispetto dell’ambiente e della tradizione. Certo, una tazza di caffè qui costa il doppio che altrove. Ma è una delle poche volte che sentirsi un turista fatto e finito dà una certa soddisfazione.

Nessun commento: