
Scene inattese ed eccezionali, accolte con entusiasmo dai civili, che celebrano l’Eid el-Fitr chiedendo con forza il prolungamento della tregua. Tanti afghani sono sorpresi: mai avrebbero immaginato di poter vedere Talebani e “governativi” gli uni accanto agli altri, né che la tregua – almeno nella prima giornata – abbia davvero tenuto, un po’ ovunque nel paese. È uno stimolo a proseguire lunga la strada del negoziato. Una strada che il leader dei Talebani, il mawlawi Haibatullah Akhundzada, nel suo discorso per l’Eid ha definito percorribile: “se gli americani vogliono davvero una conclusione a questo imbroglio afghano allora devono presentarsi direttamente al tavolo negoziale così che questa tragedia (invasione) si possa risolvere attraverso il dialogo”. Ma già il fatto che si rivolga a Washington, e non a Kabul, indica che la strada che dalla tregua conduce alla pace è ancora tutta in salita.
La carivana di pace da Helmand a Kabul (700 km) è ora a Maidan Wardak
La prudenza quindi resta d’obbligo. Non solo perché i talebani sono divisi in diverse fazioni (shure) che spesso non si riconoscono tra loro, ma la stessa leadership di Quetta, la più autorevole e considerata la più rappresentativa, non va sempre d’accordo. Come provano alcune, rare, defezioni da parte di qualche gruppo minore, disposto a trattare con Kabul cosa che, per ora e al netto di questo primo cessate il fuoco, non è in agenda. Poi c’è la variabile Stato islamico, gruppo ormai specializzato soprattutto in stragi. Il suo progetto di un grande Khorasan califfale, che comprenda Afghanistan e Pakistan, è contrario a qualsiasi trattativa e concessione. Infine i pachistani stessi – e con loro molti altri – aspettano di capire dove si andrà a parare dopo questo primo avvio. Pronti forse a farlo deragliare.
Prima dal Pentagono ufficiosamente e da fonti afgane e pachistane poi la conferma definitiva della morte di mullah Fazlullah – detto mullah Radio per le sue famose performance radiofoniche – è stata data dal presidente Ghani: è stato ucciso il 14 giugno da un drone nel Kunar, al confine con l’Afghanistan Fazlullah si nascondeva pare dal 2009 in Afghanistan e da tempo Islamabad accusava Kabul di chiudere un occhio sul ricercato numero uno dall’intelligence del Paese dei puri. Fazlullah è ancora considerato il leader del Tehrek Taleban Pakistan, l’ombrello che raccoglie diversi gruppi e gruppetti jihadisti molto diversi tra loro (alcuni hanno anche aderito all’Isis). Feroce, qaedista, feroce e con una taglia Usa di 5 milioni sulla testa, era considerato la mente sarebbe dell’attentato a Malala nel 2012 e della strage di 150 alunni di una scuola militare a Peshawar nel 2014.
A quattro mani per il manifesto con Giulino Battiston
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