|
Credit: Bangkok Post |
Questo signore nella foto a destra si chiama Siripong Angkasakulsiat. E' un parlamentare eletto nelle ultime legislative alle quali l'altro ieri a Bangkok è seguita la votazione di Camera e Senato per eleggere il premier. Votazione che ha confermato il generale golpista Parayut a primo ministro della Thailandia. Golpe istituzionale poiché in regola con la legge elettorale che prevede l'elezione da parte dei due rami del parlamento. Con un piccolo però. I 250 senatori che hanno votato con i 500 parlamentari usciti dalle urne, non sono stati eletti ma scelti (date un'occhiata alla scheda sotto pubblicata dal
Bangkok Post) dalla giunta che fino a ieri governava il Siam e che, da l'altro ieri, ancora lo fa. Lo fa sebbene il partito di Prayut abbia avuto solo la maggioranza relativa dei voti, sebbene il suo partito abbia vinto solo 116 seggi contro i 136 del Pheu Thai, sebbene l'indicazione popolare sia stata per il fronte anti giunta (in particolare per i partiti pro Taksim o per la novità rappresentata da Thanathorn Juangroongruangkit, sospeso però dalla Commissione elettorale), sebbene la Commissione elettorale abbia ostacolato continuamente l'opposizione, sebbene, sebbene...
Dunque Prayut incassa i voti del Senato e poi alla Camera bassa quelli dei partitelli che lo hanno sostenuto o che si sono accordati (come nel caso del Bhumjaithai Party di Siripong, il cui leader Anutin Charnvirakul era candidato premier). Ma al momento del voto il deputato Siripong si astiene: fa il "cobra", espressione usata per i traditori che votano per i loro interessi personali e non secondo le indicazioni del partito. Una bufera ma Siripong è adamantino.
Spiegherà che lui, ai suoi elettori, aveva detto che avrebbe sostenuto il suo capo partito, non Prayut, e che dunque si è astenuto per mantenere le promesse. Coerenza e coraggio da levarsi il cappello in un Paese dove la democrazia è ancora un miraggio
Nessun commento:
Posta un commento