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mercoledì 3 febbraio 2021

Myanmar: radiografia di un golpe annunciato

Tutto è cominciato a metà novembre, una settimana dopo la tornata delle legislative in agenda l’8 del mese. La mole di schede scrutinate attribuisce all’organizzazione di Aung San Suu Kyi e del presidente U Win Myint (la Lega nazionale per la democrazia) una vittoria così schiacciante da ridurre il maggior partito di opposizione – Union Solidarity and Development Party (USDP) di ispirazione militare – a un piccolo manipolo di parlamentari persi in un emiciclo di colore rosso, il colore della Lega nazionale per la democrazia.

Se già nel 2015 la Lady (che ha avuto la carica di “State Counsellor” creata ad hoc per lei) aveva vinto la maggioranza dei seggi nelle due Camere, questa volta la vittoria diventa persino umiliante per gli avversari. I militari birmani hanno comunque diritto per Costituzione a un quarto dei seggi che dunque non vengono eletti: sono pertanto in grado di opporre un veto alle riforme costituzionali (che richiedono il 75% dei voti dell’Assemblea), ma il margine diventa sempre più risicato: ai 920 seggi guadagnati dalla Lega nei vari rami del Parlamento, l’esercito – a parte gli scanni dovuti – può ora opporre solo 71 deputati. Uno schiaffo senza precedenti... continus su aspeniaonline

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