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giovedì 2 settembre 2021

Salvare gli afgani: la improvvida e balzana iniziativa di Repubblica

                                                                                    “La cosa più importante è che non si spengano i riflettori sul destino delle persone rimaste
bloccate lì ed esposte alla violenza. La loro vita dipende anche dalla nostra attenzione e dal nostro sostegno. 
Per questo Repubblica ha deciso di mettere a disposizione l'indirizzo e-mail a cui è possibile inviare segnalazioni”.

Se il primo punto è sacrosanto (che non si spengano i riflettori) la chiusa di questo articolo apparso ieri online a firma La Repubblica mi ha fatto fare un salto sulla sedia. Come se non ci fosse già abbastanza confusione, come se non ci fosse chi – dagli inizi di giugno! – ha lavorato per portare in Italia chi era in pericolo, come se non si fossero attivati Esteri e Difesa e soprattutto una decina di Ong italiane, ecco che un quotidiano – la cui missione precipua è informare – accende la candela del salvataggio con un indirizzo mail cui chiunque può raccontare qualche storia pietosa o segnalare chicchessia. Un quotidiano va bene per una raccolta fondi (suggerirei loro Pangea che il lavoro serio lo sta facendo in silenzio) ma non certo per aiutare la confusione sulle “liste” della gente da “salvare”. Quanto alla storia degli aquiloni da far volare, vogliamo dire che i Talebani li vietarono perché i bambini, per rincorrerli, saltavano sulle mine sparse in città?



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