Visualizzazioni ultimo mese

Cerca nel blog

Translate

martedì 26 aprile 2022

Talebani vecchi a nuovi. Mercoledi 27 aprile a Trento

La Biblioteca Archivio del CSSEO, in collaborazione con Afghana e l’Istituto di Cultura per l’Oriente e l’Occidente, organizza a Trento, nella Sala conferenze della Fondazione Caritro (Via Calepina 1), mercoledì 27 aprile 2022, alle ore 17,30, l’incontro-dibattito “I Talebani e l’Afghanistan oggi”. Fernando Orlandi discute con Emanuele Giordana. In occasione della pubblicazione di 
I Talebani. Storia e ideologia, di Giovanni Bensi (Luni).

Oggi in Afghanistan il 60% della popolazione, più di 24 milioni di persone, ha necessità di assistenza umanitaria per sopravvivere. I bisogni sono superiori del 30 per cento rispetto al 2021 e la fame acuta è realtà quotidiana per metà della popolazione. La salute di base, l'istruzione e altri servizi sono gravemente messi a dura prova, i mezzi di sussistenza sono stati ridotti al minimo e le famiglie stanno spendendo l'80% del loro magro reddito solo per il cibo. Il 2 marzo la Rappresentante Speciale del Segretario Generale per l'Afghanistan, Deborah Lyons, ha informato il Consiglio di Sicurezza Onu sul crollo della domanda interna dovuto alla cessazione di tutti gli aiuti allo sviluppo, le restrizioni ai pagamenti internazionali, la mancanza di accesso alle riserve in valuta forte, la mancanza di liquidità e i vincoli per la Banca centrale.

Secondo la Lyons “Sei mesi di indecisione (sul rapporto col governo talebano ndr), segnati da continue sanzioni anche se con qualche sollievo e da un impegno politico non strutturato, stanno erodendo i sistemi vitali di adattamento sociale ed economico e spingendo la popolazione verso una maggiore incertezza” anche se “nei sei mesi dal 15 agosto si è registrato un calo del 78% delle vittime civili a seguito della riduzione del conflitto”.

Gran parte del problema è politico e risiede dunque nel rapporto – che non c’è - col regime instauratosi il 15 agosto. Nessuna ambasciata degli ex nemici ha riaperto i battenti, la promessa apertura di un ufficio UE non è avvenuta, non c’è stata la minima iniziativa politica americana o europea per capire come mantenere una relazione con questo Paese a parte una conferenza dei donatori cui l’Onu ha ribadito la richiesta di finanziamento di un'operazione di soccorso per 4,4 miliardi di dollari, il triplo della cifra richiesta nel 2021. La raccolta fondi al 31 marzo aveva però assicurato solo il 13% dei requisiti del Piano di risposta umanitaria 2022.

A questo problema generale va aggiunto il blocco dei fondi della Banca di Stato afgana per circa 9 miliardi di dollari, congelati in banche americane ed europee che non consentono di stampare moneta e di iniettare liquidità nell’asfittica economia afgana.

I Talebani dal canto loro, dopo aver fatto numerose promesse (diritti delle donne all’istruzione e al lavoro, libertà di stampa, governo inclusivo) si sono irrigiditi. In marzo la promessa riapertura dei licei per le donne è stata rimangiata, la legge sulla libertà di stampa – tuttora in vigore – non viene rispettata. Il governo infine, è tutt’altro che inclusivo e a larghissima maggioranza pashtun. Si contano episodi di vendetta personale, esecuzioni extragiudiziali, arresti e intimidazioni.

Questo irrigidimento pare sia dovuto a una maggior forza dell’ala cosiddetta militarista (Haqqani) che avrebbe preso il sopravvento sull’ala pragmatista (Baradar) forse per la capacità di far valere, in sede negoziale interna, il peso della vittoria militare (a Kabul il 15 agosto sono entrati gli Haqqani). Ma indubbiamente anche l’atteggiamento degli ex invasori pesa sul piatto. In assenza di un negoziato e con le sanzioni che gravano sul Paese, è facile immaginare che il governo afgano abbia percepito il congelamento dei fondi e la fine della cooperazione internazionale come una sorta di ricatto o, meglio, come una vendetta messa in campo da chi si ostina – in un certo senso - a non riconoscere di aver perso la guerra.

E’ forse lo snodo più importante di questi mesi e una vicenda che merita una riflessione che prenderà spunto dalla presentazione di “I talebani. Storia e ideologia” un libro di Giovanni Bensi ripubblicato da Luni Editrice con una prefazione di Fernando Orlandi e una lunga postfazione curata da Giuliano Battiston e da me. Mercoledi a Trento.

Nessun commento: