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martedì 25 marzo 2008

LA DEMOCRAZIA (POCO) COMPASSIONEVOLE E (MOLTO) AUTORITARIA DEL BHUTAN



I partiti in lizza erano due: il Partito democratico del popolo che è nelle mani di Sangay Ngedup , imparentato con la casa reale, e quello di Jigmi Thinley, a capo del Partito butanese dell'armonia, che si dice araldo dei comuni cittadini. Il primo spoglio dei voti dà la vittoria a quest'ultimo che avrebbe preso 44 seggi su 47. Esercizi di democrazia in Bhutan. Con molti ma
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Il concetto di “democrazia guidata” lo inventò Sukarno negli anni Sessanta e, recentemente, è stato ripreso da Vladimir Putin. Ma il vero campione di questa via asiatica alla democrazia è adesso diventato a tutti gli effetti Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, il giovane re (nella foto) che tira le fila della monarchia del Bhutan, il regno del “drago tonante” come vuole la traduzione del nome autoctono di questo piccolissimo paese sul Tetto del mondo. Che da ieri non è più un regno monocratico.
Le attese elezioni politiche, ancorché guidate, edulcorate e preparate con un lungo processo di aggiustamento durato un paio di anni, segnano infatti il passaggio a una monarchia costituzionale con tanto di parlamento bicamerale. I seggi all'Assemblea nazionale – per cui si votava ieri - sono però solo 47 e solo 25 sono quelli alla Camera alta (per cui si è già votato in dicembre) e, in realtà, solo due erano i partiti in lizza. Tra l'altro con manifesti programmatici molto simili. Sistema bipolare perfetto o da grande coalizione in salsa di yak. Ma mentre sul Tetto del mondo si seguono con angoscia le vicende tibetane, dove diversi milioni di autoctoni non hanno voce in capitolo, non va poi così male per i 658mila butanesi. Come anche l'affluenza alle urne ha dimostrato. Per la cronaca, i due partiti in lizza sono retti rispettivamente da due ex primi ministri....
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