Il vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini ha dodici giorni per sciogliere la riserva e comunicare a Bruxelles se la sua nuova scrivania sarà alla Farnesina. Ma il ministro degli Esteri in pectore, che pur si è detto “onorato” dell'indicazione piovuta dai piani alti del Pdl, non sembra sia molto propenso a rivestire per la seconda volta i panni del capo della diplomazia. I beninformati dicono che ha qualche resistenza e preferirebbe altro anche se non è escluso che alla fine accetterà. Giochi aperti dunque e con tutto quel che ne consegue. La decisione sul nuovo ministro inciderà infatti anche sulla scelta dei sottosegretari e del viceministro/a che, se Berlusconi intende rispettare il passato, avrà la delega per la cooperazione. Finora i candidati per il posto ricoperto da Patrizia Sentinelli erano sostanzialmente due: l'ex governatrice di Nassirya Barbara Contini, eletta in Campania e per cui però si è già vociferato di un'ipotesi come super commissario per la spazzatura. E Alfredo Mantica, l'uomo che, ai tempi del Polo, aveva questa delega come sottosegretario e che, nella passata legislatura, ha tirato le fila in Commissione esteri al senato della nuova legge sulla Cooperazione, per altro rimasta nella penna dei legislatori. Mantica ne avrebbe già parlato con Fini ma starebbe valutando anche altre ipotesi pur se la Cooperazione, come l'Africa e il Medio oriente, sono sue antiche passioni. Nel corso del suo mandato inoltre, Mantica è stato apprezzato anche a sinistra forse come pochi altri del suo schieramento. E' un personaggio che ha le sue idee ma ascolta anche quelle degli altri ed è per il primato della politica tanto da essere stato uno dei più fieri oppositori al progetto di un'Agenzia troppo svincolata dalla Farnesina. Motivo che gli vale anche un certo apprezzamento tra le feluche.Intanto, quel che è certo, è che gli unici partiti che si sono spesi per la Cooperazione in parlamento, in parlamento non ci sono più e, con loro, il manipolo di deputati che sulla questione hanno dimostrato interesse. Come ricucire adesso che gli interlocutori sono tornati a casa e i partiti dell'Arcobaleno sono stati sospinti nel limbo extraparlamentare? Da Amsterdam, dove si torva in queste ore, il presidente delle Ong italiane indica le priorità: “Innanzi tutto costruire un'interlocuzione col nuovo governo – dice Sergio Marelli – ma soprattutto creare un momento di verifica e riflessione tra di noi”. Un tavolo, dice Marelli, dove Ong e associazionismo, movimenti e cartelli della società civile studino il nuovo scenario. “Due cose però le dobbiamo chiedere subito al nuovo capo del governo: la prima è che sia riconfermata la figura del viceministro ma con più poteri. Deve sedere in Consiglio dei ministri e dunque deve contare di più. Poi c'è il percorso della legge di riforma che si è arenato in parlamento. Infine, mi preme segnalare che la ragioneria, l'ufficio del ministero del Tesoro preposto al bilancio, ha di nuovo bloccato le procedure che devono provvedere al saldo di quanto già anticipato e sborsato dalle Organizzazioni non governative”. Ce n'è per tutti: Berlusconi, il titolare della Farnesina e Via XX settembre.Gli fa eco, su un altro fronte, il portavoce “ad interim” del Cini (il coordinamento dei network internazionali in Italia), Massimo Zortea (presto sarà sostituito da Egizia Petriccione di Amref): “Come non governativi abbiamo sempre dialogato con tutti e così sarà anche in futuro: certo, anche se non per forza la cosa sarà tra le priorità del nuovo governo, ci aspettiamo si vada avanti sul processo di riforma della legge. Ma pensiamo anche che ci debba essere un impegno perché, se è il prelievo fiscale a formare l'aiuto pubblico allo sviluppo (Aps), bisogna anche pensare a nuove forme private di finanziamento. E' necessario creare un sistema che renda più semplici e defiscalizzate le procedure”.E se ci fosse una pregiudiziale politica? “Intanto va chiarito che le istanze della società civile che lavora su questi temi - dice Nicoletta Dentico, una veterana dell'associazionismo italiano (che lavora all'estero) - non sono frutto di posizioni ideologiche ma nascono dal contato diretto con le popolazioni e sono frutto di un dibattuto internazionale fortemente documentato. Quindi è opportuno che chiunque avrà la barra in mano abbia un'interlocuzione aperta e non pregiudiziale”. Un futuro ancora da disegnare.
(LEGGI le altre puntate su www.lettera22.it)
Nessun commento:
Posta un commento