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venerdì 30 maggio 2008

LA FINE DELLE CLUSTER (O QUASI)




Sulla lettera mancano solo i francobolli. Ma martedì prossimo, esauriti i festeggiamenti del 2 giugno, la Campagna italiana per la messa al bando delle cluster bomb manderà una lettera per ringraziare i 271 parlamentari italiani che con mozione bipartisan hanno firmato l'altro ieri la mozione che allinea l'Italia all'accordo, che verrà ufficialmente siglato stamane a Dublino, per la messa al bando dei piccoli mostri che uccidono come le mine ma si chiamano in un altro modo.

La lettera ricorda ai nostri parlamentari due cose: la prima è che, dopo la consacrazione ufficiale del Trattato a Oslo nel dicembre prossimo, occorrerà che almeno trenta paesi ratifichino la convenzione. E che non sarebbe male che l'Italia fosse tra questi. La seconda è che, nonostante le belle parole, langue il fondo per lo sminamento, sceso da 15 a 5 milioni di euro, che dovrebbe servire a porre riparo ai danni immani causati da uno dei peggiori sistemi d'arma mai inventato dalla fervida ingegneria umana. Per dirla con i numeri, l'ultimo Landmine monitor, il rapporto che fa stato della situazione delle mine nel mondo, racconta che le cluster hanno continuato a lavorare anche nella stagione del post conflitto: colpendo in Libano 182 persone e 22 in Afghanistan ma anche in Iraq e altrove. Testimonianza di morte a futura memoria di queste micidiali bombe a grappolo che, in misura di 100-300 bombette contenute in una bomba-madre, restano nel terreno per anni.

La firma stamane a Dublino di oltre cento stati all'accordo faticosamente sudato in questi anni dalla Campagna internazionale è indubbiamente una vittoria del buon senso che non nasconde però alcuni elementi di seria preoccupazione....


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