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E' il 30 marzo del 1939 e la guerra in Etiopia e' ormai in corso da tre anni. L'areonautica italiana ha intercettato un consistente numero di “ribelli” e fornito le coordinate a una colonna di militari che si mettono all'inseguimento. Ma non si tratta di un'operazione di ordinaria controguerriglia. Non che tra gli etiopi in fuga non vi siano combattenti: c'è ad esempio Tesciommè Sciancut, un capo cui gli italiani danno la caccia da tempo. Ma la maggior parte dei fuggiaschi – un fatto che gli avieri devono aver notato - è composta di feriti, anziani, donne e bambini parenti degli uomini in arme. Quelli che oggi definiremmo “sfollati”, civili in fuga dall'orrore della guerra...
Una brutta stoia italiana raccontata nel saggio sull'Etiopia di Matteo Dominioni
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