Visualizzazioni ultimo mese
Cerca nel blog
Translate
sabato 20 settembre 2008
BIRMANIA/ONU, QUALCOSA SI MUOVE
Una protesta spazzata sotto il tappeto. Una nazione stretta nella morsa di un regime liberticida. Una Costituzione fatta approvare con la forza che regala definitivamente il paese ai militari. Una mediazione internazionale che arranca. Una persecuzione degli oppositori costante e silenziosa. Troppo.
Troppo soprattutto per chi, da 18 anni, aspetta che il mondo gli riconosca il ruolo che le ultime elezioni democratiche del paese, nel 1990, gli attribuirono con voto popolare. Il paese è la Birmania. Chi aspetta, oltre ai suoi abitanti, sono i deputati di un parlamento che non ha mai funzionato. Che ora dicono basta.
Così l'unione dei parlamentari birmani in esilio ha chiesto a Ban Ki-moon che l'Onu ritiri le credenziali alla giunta birmana che, a loro dire, rappresenta illegittimamente a Palazzo di Vetro il popolo del paese che i generali hanno ribattezzato Myanmar. In una parola che l'Onu tolga il seggio ai militari e lo restituisca ai parlamentari eletti. La data scelta è simbolica: tra una settimana sarà un anno da che monaci e cittadini birmani impressero alle statiche vicende di quel lontano paese una svolta politica decisa. Che finì schiacciata in una dura repressione il cui bilancio – vittime, scomparsi, arrestati – non è mai stato reso noto. La giunta militare ebbe partita vinta e la mediazione dell'Onu, affidata al nigeriano Ibrahim Gambari, non riuscì a produrre nemmeno la liberazione di Aung San Suu Kyi, la Nobel da anni ai domiciliari. I deputati sperano che la comunità internazionale riemerga dal torpore e che la loro richiesta formale possa almeno provocare un forte scossa diplomatica per il semplice fatto che la sola discussione sulle credenziali, e dunque sulla legittimità di chi siede all'Onu, può rimettere in agenda, alla vigilia della 63° Sessione della Assemblea Generale, il dossier Birmania....Leggi tutto su Lettera22
Questo articolo è uscito anche su il riformista
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento