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giovedì 11 dicembre 2008

TRUPPE A KABUL? SI, NO, ANZI SI


L'Italia, dice La Russa, invierà 600 soldati. Berluscono smentisce. Ma nel balletto dei numeri dal 2009 il contingente aumenterà: sino a 2800 unità.Nella foto: campi profughi a Kabul. Foto di R. Martinis





Petraeus chiede, Roma obbedisce. Con giallo su numeri e impegno in Afghanistan.
Dopo aver sbandierato che non un solo uomo in più sarebbe partito per
il fronte afgano, a sorpresa Roma ha deciso di prestare orecchio alle
richieste americane, traghettate in Italia dal supercomandante
americano in visita ufficiale – tanto da essere ricevuto persino dal
capo del governo - cui spetta ora di riorganizzare la guerra nel
teatro asiatico. L'incremento sarà di quasi 600 militari da
schierare nella parte più pericolosa della regione Ovest
dell'Afghanistan, a Sud dell'area già sotto comando italiano di stanza
nella provincia di Herat. Il contingente italiano, oggi composto da
2.270 uomini, salirà così il prossimo anno, per almeno sei mesi, a
quota 2.800 soldati. Ma dopo un po' Berlusconi smentisce: "Nessun
aumento delle truppe" ma solo rimozione dei caveat per "fare di più"
e, tanto per restare in esercizio, una stoccata a sinistra: "fu
D'Alema a bombardare la Serbia", come se tutto il parlamento, con
qualche esclusione, non avesse votato a favore dell'intervento in
Kossovo.
Ma insomma a chi credere? Al premier o al suo ministro della Difesa,
Ignazio La Russa, che sembra comunque meglio informato?
Lunedi, dopo l'incontro con il generale David Petraeus, che ieri ha
visto anche Frattini, La Russa non aveva escluso un possibile
incremento delle forze italiane in Afghanistan, spostandole da un
teatro operativo all'altro (quello balcanico) ma tenendo fermo il
numero complessivo dei militari in missione "fuori area" (attualmente
8.500 uomini). Ieri alle Commissioni Difesa ed Esteri del Senato, ha
quantificato, numeri alla mano, con una serie di arzigogoli
matematici (gli stessi che hanno fatto forse dire al premier che non
ci sarà un aumento di truppe) perché – ha detto - "quel che conta è
la media del periodo". I 2.270 militari italiani sono oggi schierati
in gran parte nell'Herat, dove si trovano 1.680 soldati, in parte
trasferiti dall'area di Kabul, dove si trova il resto del contingente.
Diverrano 2800.
La Russa ha precisato anche che i soldati, non solo non saranno
sottratti ad altri teatri ma che si spingeranno più a Sud: "a Farah,
nei primi mesi del 2009" per la costituzione di un "battle group,
supportato da un aviation battalion, indispensabile strumento per il
concreto controllo del territorio". Fuor di metafora
angloterminologica, un gruppo di combattimento. Non dunque l'aumento
consistente di truppe che voleva Petraeus ma neanche il "no
all'aumento" che era stato raccontato. E un "ni" sull'impegno a
combattere nelle zone a rischio: non nell'Helmand ma una maggior
presenza nella zona ribelle di Farah.

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