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Iniziata male, con cielo grigio, si è messa bene verso mezzogiorno-l'una, in tempo per fare una passeggiata. Mi son venute in mente, dal profondo della memoria, certe mattinate in India, quando il sole non è ancora cocente e si respira coi polmoni aperti un'aria che ha un odore denso, anzi un sapore preciso, particolare, che si mescola a quel taglio speciale che prende la luce una volta che avete varcato a Istanbul la Sublime Porta. L'aria d'Oriente. Un misto di spezie e carbonella, benzina mal raffinata e profumo di nevi perenni. Mischiati a una luce trasversale che, come sapete bene, tra un attimo diventerà la lama affilata di un caldo insopportabile. Ma a 1800 metri questo rischio, di febbraio, non si corre. E per la prima volta forse oggi, o così mi è sembrato, la giornata si è allungata più del solito. Rimandando la notte.
Si può godere di queste cose anche in una città assediata, oltre che dai talebani e dai fantasmi di trent'anni di guerra, anche da un'opprimente paranoia? Si può. Basta scostare per un momento la finestra e aprire i polmoni e i ricettori sempre all'erta dell'anima e della memoria.
1 commento:
e io che sono andato a leggere per avere notizie di prima mano, che di quelli di repubblica non so se fidarmi!
lucapa
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