
Kabul è lontana. E' già lontana. Lontani i giardini di Babur. Lontani i suoi usignoli che non si posano. Lontani quei sentimenti sottili risvegliati come gemme sugli alberi nella stagione di passaggio di cilleh-e-qurd, che anche a Roma canta la sua musica primaverile. Ci sarà tempo per riflettere oppure, com'è più facile, per dimenticare, visto che quando si è qua, assorbiti da un quotidiano che obbliga a correre, telefonare, mandar mail, convocare riunioni e bere rigorosi calici di bianco, la lontananza geografica gioca brutti scherzi e si fa beffe della memoria. E con lei dei drammi a cui non è tanto facile, laggiù, abituarsi. Ma da qui, un morto in più a Logar che differenza fa?

Dalle tasche degli abiti di viaggio escono foglietti mischiati a memorie e ricordi. Escono teorie di biglietti da visita destinati a perdersi, con stampigliati nomi che diventano ideogrammi indecifrabili, specchi di volti e ruoli confusi. Scarabocchi sul retro che sembran geroglifici o una stele di Rosetta senza la lingua di mediazione, con numeri di telefono senza destinatario, sequenze numeriche indecise tra il cellulare e il conto della spesa. Altri invece, intonsi e come appena stampati, continuano a saltarti sotto gli occhi come se volessero restare attaccati al vestito o se una forza profonda reclamasse la necessità di un nuovo appuntamento.
Del resto come potrei dimenticare il vecchio Akitullah che mi aveva ripreso per il baffo poco curato mentre volteggiavamo nel suo negozio con l'intenzione di carpirgli qualche segreto, oltreché di comprar pellame come poi facemmo? Non posso dimenticare la bottega a Sharenaw e tantomeno i suoi protagonisti, anche se pure quella scena è lontana e sfuma. Allora, se dovessi citare un altro film, sarebbe: “L'esercito delle 12 scimmie”. A un certo punto una voce fuori campo – la voce di uno sconosciuto o semplicemente quella prodotta dal cervello di Bruce Willis – gli dice (cito a memoria)... “Non è forse vero che vuoi tornare là? E allora devi convincerli, far capir loro che sei la persona giusta e farti rispedire in quel mondo. Osservare il mare, ascoltare la musica, respirare l'aria ..rivedere lei...”. La bottega di Akitullah, naturalmente. Da non dimenticare coi morti di Logar.
Nessun commento:
Posta un commento