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venerdì 13 febbraio 2009
STRETTAMENTE PERSONALE
Cos'è un blog, questo mirabile strumento della moderna tecnologia virtuale? Ce ne sono di vario tipo, alcuni anzi fortemente specializzati (pensate al Politico americano) e che hanno ormai addirittura un peso, appunto, politico. Ma il mio blog non ha di queste velleità. Quando sono in servizio come cronista, ci ficco gli articoli che pubblico sui quotidiani o su Lettera22. Ma quando non sto facendo il giornalista, come mi capita in questo periodo, il blog è unicamente una condivisione di sentimenti personali. E' l'anima che viene fuori, più che il ragionamento freddo che un buon analista deve applicare a ciò che scrive. In questi giorni non ce lo trovate proprio il ragionamento freddo dell'analista. E se quello cercate, se cercate un'opinione dotta, perdete il vostro tempo. Conviene che giriate altrove.
Sto osservando Kabul come lo facevo negli anni Settanta, con la differenza che adesso c'è una guerra e io ho trentacinque anni di più. Non so se ho uno sguardo più smaliziato, più maturo o più conscio. Anzi mi sembra che no, ma che mi sia rimasta, come allora, la curiosità. E utilizzo il blog per dire le cose che non posso scrivere o raccontare quando scrivo, quando giro col taccuino per tentare di spiegare come va il mondo, quando sono obbligato a raccontare i fatti e, se possibile, a fornirne una chiave interpretativa. Ma adesso non ho proprio questa velleità. E tutto ciò che scrivo non è soltanto la messa in bella di un'opinione personale, anzi personalissima, ma anche la possibilità di lasciar affiorare i dubbi, le angosce, le gioie che su un blog si possono descrivere. In un articolo proprio no.
E' dunque la via d'uscita di cui ogni tanto c'è bisogno e che aiuta forse ad esser meno cinici e più umani. E' un buon esercizio per raccontarci prima di tutto a noi stessi, col rischio di diventar noiosi. E si, perché vedo dalle scelte recenti di chi mi legge, che va per la maggiore la sezione “Chiacchiere e birrette” e dunque domani aggiungerò un altro capitolo. Forse sarà più simpatico che non una dissertazione su questi splendidi pezzi di carta virtuale, che si possono condividere con chi ne ha voglia e che lasciano il tempo che trovano. Senza note, rimandi, citazioni. E il bello di internet è che potete girare pagina con un clic se ne avete abbastanza di svisceramenti personalistici. E dei conti che ognuno di noi fa ogni tanto col suo io. Sotto il cielo di Kabul, in questo caso.
Giardini di Babur, la foto è di Isabella Pierangeli Borletti
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