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venerdì 31 luglio 2009

LETTE SUI GIORNALI

Per Kai Eide, il responsabile di Unama, la missione Onu a Kabul, le elezioni presidenziali del 20 agosto in Afghanistan sono materia complessa. Stessa opinione per Richard Holbrooke che le ha definite "imperfette". Parole di perfetto diplomatichese visto che la situazione è davvero seria: delle 7mila stazioni di voto, 500 sarebbero a rischio (riferiva nei giorni scorsi l'Ap) e del resto ne sa qualcosa Grant Kippen: all'Afghanistan Electoral Complaints Commission, dove le Nazioni unite hanno messo questo signore a supervisionare la trasparenza del processo elettorale, sono già arrivate 28mila denunce...

La campagna elettorale comunque va avanti: il presidente Karzai ha detto in un comizio che vuole un nuovo accordo sulla permanenza delle truppe occidentali in Afghanistan e che intende andare avanti nella ricerca del negoziato con i gruppi insurrezionalisti. A questo proposito andrebbe segnalato lo sbandierato accordo di Badghis, una tregua del governo locale coi talebani per garantire libere elezioni. Ma la tregua, pare non l'unica, è durata un giorno e poi è stata smentita subito.

Da segnalare anche lo scontro in Tv all'americana, organizzato da Tolo Tv per far conoscere i programmi nella dialettica del botta e risposta. Ma i tantissimi telespettatori afgani si sono dovuti accontentare di due figure “minori” (pur di tutto rispetto): l'ex ministro degli esteri Abdullah Abdullah, uno dei consiglieri di Ahmad Shah Massud e tra i capi dell'Alleanza del Nord cui proprio Karzai deve in un certo senso le sue fortune (l'Alleanza appoggiò l'avanzata americana che cacciò i talebani nel 2001); e l'ex ministro delle finanze Ashraf Ghani, considerato lo sfidante più pericoloso per Karzai. Dopo il dibattito a due – e in cui ha finito a far la parte del cattivo soprattutto l'attuale presidente – il loro punteggio è dato in risalita anche se non pochi osservatori ritengono che, tutto sommato, Karzai potrebbe benissimo farcela al primo turno.

Non di meno le alleanze e le svolte sono all'ordine del giorno: Muhammad Said Hashimi, leader del Harakat-e-Inqilabi Islami party, rinuncia alla corsa e si schiera col presidente mentre Nasrullah Arsalaye ha fatto sapere di aver scelto di uscire di scena in favore di Abdullah Abdullah. Si riduce così il numero dei candidati

Sul fronte militare, mentre continua l'Operation Khanjar dei marine americani in Helmand (l'offensiva britannica invece è terminata), vanno registrate le dichiarazioni del generale americano McChristal con le quali, il comandante sia di Isaf sia delle truppe Usa in Afghanistan, ha reiterato la priorità di un'attenzione al problema della sicurezza dei civili: difenderli anche a costo di lasciar tranquilli i talebani nelle aree più remote del paese.

La situazione in Afghanistan alimenta anche il dibattito in Italia: ritiro, aumento di truppe, sicurezza dei militari, mezzi. Una sintesi in questo articolo di Gianandrea Gaiani (direttore della webmagazine Analisi Difesa) su Panorama: come cambierà la missione italiana. Da segnalare anche il dossier di Link 2007: mette a raffronto i trend relativi ai finanziamenti delle missioni militari e della cooperazione civile

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