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martedì 6 ottobre 2009

WEEK END SULLA LINEA DEL FRONTE


Fare gli expat a Kabul significa due cose, anzi tre. Tanti soldi e una vita da reclusi. La terza? Domandarsi perché siamo qui, militanti dell'umanitario, funzionari delle Nazioni unite, diplomatici che smettono per un paio d'ore l'abito da cerimonia, uomini d'affari in cerca di compagnia e naturalmente giornalisti più o meno stanziali. L'Atmò, come il Gandamak, il ristorante Boccaccio o il Sufi sono l'ultimo rifugio per fingere di essere degli uomini liberi. In una città dove si vive blindati - ossessionati da sequestri, razzi, kamikaze o dagli allerta che la vostra ambasciata vi invia ogni ora sul telefonino - sono i luoghi della libertà virtuale. Dove noi occidentali, portatori della sacra fiaccola della libertà in queste lande oscurantiste e sottosviluppate, gustiamo il sapore di casa e soprattutto la trasgressione di poter comandare un birra o un piccolo bordeaux. Persino Coquilles Saint-Jacques nel ristorante a fianco...reportage dalla "febbre del giovedi sera" (venefdi è la nostra domenica) da una città sulla linea del fronte. Dove bisogna pur vivere...

Leggi tutto su Lettera22: il reportage uscito anche su Diario

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