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lunedì 23 novembre 2009

BENEVENUTI AL JAMIL RESTAURANT


A Kabul si mangia mediamente per 4 dollari, centesimo più centesimo meno, che al cambio attuale fa circa 200 afghanis. Con quella cifra potete mangiare un piatto di riso con carne ma anche ravioli con yogurt o un mezzo polletto, come mi è capitato oggi al Jamil Restaurant che sta proprio in faccia all'ospedale di Emergency. Ero attratto dal profumo del pollo alla brace e sono entrato in questa tipica chaikanà che solo da qualche anno deve aver introdotto i tavoli e le sedie perché, appena dietro l'angolo della prima sala, c'è il classico rialzo lungo dove ci si appollaia a mangiare tutti assieme. Inutile dire che questo genere di locali non è molto frequentato dalla mia razza - indoeuropea occidentale - che vi preferisce luoghi conviviali più sicuri anche solo sotto il profilo igienico sanitario. Ma io devo dire che amo questo genere di posti dove il pranzo è sempre una piccola sorpresa. Mi astengo dalle verdure crude ma per il resto gusto tutto: uno yogurt squisito e salato, una zuppa di ceci molto pepata, una crema di riso per finire. Rifiuto sdegnosamente la pepsi e mangio con le mani il mio povero polletto, chissà forse di origine pachistana anche se è bello illudersi è bello illudersi che sia ruspante.
Ormai questo è un paese che viaggia a due velocità: a Kabul ci sono 4 milioni di abitanti e servizi per 500mila, 800mila auto alcune delle quali – molte – coi vetri oscurati e senza targa. Anche di proprietà (poche) di afgani ricchi, molto ricchi. Ci sono quelli che mangiano a 4 dollari, quelli che lo fanno a 15-20 e chi si accontenta di una pannocchia cotta alla brace per 10 afganis.
Non è che andando a mangiare in trattoria si spezzi il filo (spinato) che divide questi due mondi, ma la digestione riesce meglio.

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