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mercoledì 9 giugno 2010

GRAZIE STAGLIANO'



Come tutti abbiamo letto, Tripoli ha deciso di dare il benservito all'Unhcr e di chiudere lo sportello che, sino ad ora, era l'unica garanzia per quei disgraziati che, cercando di raggiungere le coste dell'Europa, si vedono respinti in mare. Ma non dei respingimenti vorremmo parlare, della della pochezza dei governi che lasciano al mare decidere la sorte di molti disgraziati. Il fatto è che non si tratta solo di scarsa carità o poco spirito di solidarietà: si tratta anche di scarsa lungimiranza.


Lo spiega bene un libro di Riccardo Staglianò, un giornalista di Repubblica col pallino degli immigrati. Conoscendoli, attraverso inchieste e libri, Staglianò si è fatto un'idea dell'immigrazione che non ha nulla a che vedere con la carità o la solidarietà. Ma coi conti del pallottoliere. Nel suo libro “Grazie. Ecco perché senza gli immigrati saremmo perduti” (Chiraelettere) ci spiega che, tanto per fare un esempio, a Vedelago, in Veneto, gli immigrati assicurano il 90 per cento del riciclaggio dei rifiuti, che a Reggio Emilia i facchini sono per lo più indiani, che in Campania i sikh allevano le bufale e in Lombardia mungono le vacche, che in Sicilia è di pescatori tunisini la truppa dei pescherecci di Mazara del Vallo. E così via: pulizie domestiche e di uffici, colf, consegne.... Dunque, dice Staglianò, cominciamo ad abbattere i luoghi comuni: tre ad esempio tra i più consolidati.

Non è vero che gli immigrati rubano il lavoro. Fanno semplicemente quelli che noi non vogliamo fare più se è vero che l'ufficio studi della Banca d'Italia ha dimostrato che “non c'è sovrapposizione tra il lavoro degli uni e degli altri”. E l'onere sui conti pubblci? Elevatissimo, ma in positivo, se si considera che 4 milioni di immigrati in Italia, secondo i dati della Caritas, hanno prodotto 5,8 miliardi di euro di tasse usufruendo di servizi per ...700 milioni. Per il fisco italiano, l'immigrato è una risorsa. Ma c'è un terzo elemento.


L'Europa è in calo demografico e dunque ha pochi giovani. O ne fa entrare o, scrive Staglianò, “la sua popolazione, che vive sempre più a lungo e si riproduce sempre di meno, farà saltare i sistemi previdenziali e le finanze pubbliche”.
Insomma gli immigrati ci servono. Non è una questione di carità o di solidarietà. Semplicemente ci fan comodo. Non foss'altro che per questo, non potremmo almeno considerarli cittadini uguali a noi?

uscito come editoriale su NTNN

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