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mercoledì 2 giugno 2010

LA JIRGA ZOPPA DI HAMID KARZAI


Comincia oggi a Kabul la Jirga conusltiva di pace. Iniziativa importante ma che nasce in una situazione insommaè incerta e confusa dove il negoziato, benché trattative segrete siano in corso da anni, è ancora alla sua vigilia. Vigilia di cui l'evento rischia di essere tutt'al più un antipasto nemmeno tanto appetibile


La Jirga di pace che si apre oggi a Kabul corre il serio rischio di essere, anziché il primo passo del processo di pace, una semplice passerella di funzionari governativi e di capi villaggio favorevoli all'esecutivo di Karzai. Una vetrina insomma e nulla più, seppur confortata da 15mila presenze e anche da qualche minima rappresentanza della società civile.

Tutti gli osservatori sono unanimi nel riportare un clima di disillusione diffusa per un evento che rischia di chiudersi col parto di un topolino. Anche l'imbarazzo del governo è palpabile. Il portavoce presidenziale Waheed Omar, rispondendo alla domanda di un giornalista sulla possibile presenza della guerriglia nell'assemblea, ha detto di sperarci: “Non abbiamo posto alcuna restrizione alla scelta dei delegati che è stata fatta a livello di base ed in modo decentrato e che provengono da diverse aree sociali. Non è escluso che fra loro alcuni siano talebani o gente a loro vicina”. Un po' poco per il primo passo di un negoziato che sembra ancora lontano e dove si spera che ci sia almeno qualche simpatizzante. La posizione dei talebani, trasmessa ieri dal sito “alemarah”, è per altro chiara quanto scontata. La “cosiddetta Jirga consultiva”, scrive il sito talebano, serve solo a “consolidare gli interessi degli stranieri” e fornirà “un altro pretesto per continuare la guerra, non certo per portare la pace”. Infine, e non è difficile dar loro torto, i talebani rilevano che la Jirga parte “proprio nel momento in cui si ribadisce la determinazione di avviare una vasta offensiva contro Kandahar”. L'attesa per l'offensiva imminente pesa parecchio su un'iniziativa negoziale già partita zoppa e che, oltre al boicottaggio dei talebani, può adesso contare anche sull'assenza di Abdullah Abdullah, il numero 2 della politica afgana, rivale di Karzai nelle elezioni e che ha sdegnosamente rifiutato l'invito a parteciparvi.
L'idea della Jirga, fortemente voluta da Karzai, è in effetti stata annacquata fin dall'inizio dagli americani, che hanno messo davanti a Kabul una serie di distinguo proprio sul modo di affrontare il processo negoziale insistendo soprattutto su due fattori: attendere gli effetti dell'offensiva per trattare da una posizione di forza ed evitare per ora i contatti con la leadership, limitandosi ad offrire alla truppa talebana un rientro morbido nella società. Ma non è l'unico elemento negativo.

L'altro è l'ambiguo ruolo del Pakistan che tende a presentarsi come il vero attore in grado di poter negoziare con mullah Omar (cosa di cui è lecito dubitare visto che Islamabad non riesce a negoziare nemmeno con i PakTalebani, le formazioni jihadiste locali che si ispirano ai talebani afgani). Washington però dà l'impressione di avere già scelto un paese nel quale ieri è stata confermata l'uccisione di un importante capo qaedista, l'egiziano Said al Masri. La situazione insomma è incerta e confusa e il negoziato, benché trattative segrete siano in corso da anni, è ancora alla sua vigilia. Vigilia di cui la Jirga rischia di essere tutt'al più un antipasto nemmeno tanto appetibile.

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