Si può essere ottimisti quando si fanno i conti con la pena capitale e quando, nel 2009, le esecuzioni sono state almeno 5.679, appena una cinquantina in meno rispetto al 2008 e una settantina in meno rispetto al 2007? Nessuno Tocchi Caino, l'organizzazione creata dai radicali per far guerra alla pena capitale, sceglie di vedere il bicchiere mezzo pieno. E lo fa pensando alla ripresentazione in autunno al Palazzo di Vetro di una nuova Risoluzione a favore di una moratoria mondiale. I dati – esposti in un'affollata conferenza stampa nella sede del Partito radicale – confermerebbero l'ottimismo: dicono di un’evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte anche se in alcuni Paesi - Cina, Iran e Iraq per citare quelli quantitativamente più esposti – si continua a uccidere senza problemi.
I Paesi o i territori che hanno deciso di abolire la pena capitale per legge o de facto sono oggi 154 e quelli mantenitori “solo” 43. E per altro, nei paesi dove ancora si utilizza la morte di Stato, è evidente, dice l'edizione 2010 del Rapporto annuale di Ntc (curato da Elisabetta Zamparutti) la diminuzione del numero di esecuzioni. L'Asia, racconta ancora il rapporto, si conferma il continente dove più si utilizza la pena capitale, con la sola Cina che, con circa 5mila esecuzioni, conta per il 98,7% di quelle asiatiche. Le Americhe sarebbero un continente praticamente libero dalla pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti: è l’unico Paese dell'area che ha compiuto esecuzioni (52 nel 2009). Quanto all'Europa, la Bielorussia si conferma l’unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte. L'Africa fa enormi progressi: nel 2009 la pena capitale è stata eseguita solo in quattro Paesi (Botswana, Egitto, Libia e Sudan) e: il rapporto registra almeno 19 esecuzioni contro le almeno 26 del 2007 e le 87 del 2006.
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