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mercoledì 4 agosto 2010

EMANUELE, AMANULLAH E IL GIOCO DEI DESTINI INCROCIATI

Il principe Iskander, nipote del grande riformatore afgano Amanullah Khan, lavora nella libreria Einaudi di via Giulia, a Roma, a due passi dall'ufficio di Lettera22 dove risiedo praticamente in pianta stabile. Ci siamo spesso incrociati al bar di Gianni (il caffé Perù di via Giulia appunto), ma senza scambiar parola se non per qualche occasionale visita alla libreria. Sua sorella maggiore, Soraya, abita poco più in là e con lei l'incontro è stato del tutto occasionale in una sera di inizio estate di quest'anno, quando ha dato un'indicazione stradale a me e al mio amico Sergio Baratelli. Fai cinque, seimila chilometri per raggiungere l'Afghanistan, e poi scopri che la nobile stirpe di quel gran personaggio che fu Amanullah (1982-1960) vive, mangia, dorme e lavora a pochi metri dal tuo ufficio.

C'è qualcosa che mi stupisce sempre in questo genere di accadimenti. Ci vedo la mano del destino o di un'entità superiore che la fa e la disfa in barba alla nostra intelligenza e al nostro volere. E la cosa mi preoccupa. Il più lungo amore della mia vita mi ha legato a una donna conosciuta in un'isola greca, che – lo scoprii in seguito – abitava, a Milano, nella mia stessa via. Una piccolissima stradina del centro dove avevamo vissuto, vicinissimi, a cinque portoni di distanza (anche lì c'era e ancora c'è un luogo di incontro sociale, l'osteria del Pino di Via Cerva). Ignorandoci.

Da ragazzo ho avuto un'intensa storia d'amore con una fanciulla che abitava nel mio stesso caseggiato, ma ci eravamo conosciuti altrove. Anni dopo, una fugace storia d'amore mi aveva invece portato a casa di una ragazza dalle cui finestre si vedeva perfettamente la mia cameretta di adolescente nell'edificio prospiciente al suo, ormai passata ad altro affittuario...Sarà la combinazione del caso con la necessità, come direbbero i darwinisti? Non saprei, ma aver dato la mano stasera a Iskander, cui mi sono presentato, non mi ha affatto preoccupato ma mi ha invece dato un senso di benessere e di fiducia nel futuro. Anche perché da poco ho scoperto che Amanullah si traduce nel nostro idioma con Emanuele

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