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mercoledì 14 settembre 2011

VIA DALLA PAZZA GUERRA

Nella città dolente le cose sembrano ripetersi ormai con una certa indolenza. Come se a Kabul tutti ormai fossero consci che il fattaccio è compiuto. Gli americani se ne vanno – 10mila quest’anno, 23mila l’anno prossimo – e gli europei stanno facendo le valige. “Via dalla pazza guerra” - per citare il libro con cui Alidad Shiri, un ragazzo che ha efficacemente raccontato la sua odissea di fuga dall’Afghanistan all’Italia - è quel che tutti pensano e nessuno dice. Dopo di che venga pure il diluvio. Avremo altro a cui pensare. In questo clima di rassegnazione fluttuante il diluvio viene giù veramente. Abbastanza per ingrossare il fiume Kabul - una sentina di sacchetti di plastica e deiezioni di vario tipo - far scricchiolare le case abusive e che si arrampicano sui pendii delle montagne e per tramutare in fango la polvere imperante in una capitale che sembra un cantiere di lavori in corso destinati a non finire mai e dove, per la prima volta, il visitatore ciclico viene assalito da un sentimento che il cinismo della nostra professione dovrebbe scansare...segue su Lettera22

la foto è di Andrea Ferrari

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