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lunedì 30 gennaio 2012

TALEBANI A DOHA

Thomas Ruttig, il “senior” fondatore di Afghanistan Analysts Network, è sempre una lettura interessante per capire come vanno le cose in Afghanistan. Rimando dunque al suo articolo di ieri. Fa chiarezza su diversi punti. Nei report di stampa dei giorni scorsi, fatta eccezione per alcuni articoli molto documentati, con la fretta di qualche scopiazzatura, si è letto che i “talebani” stavano sistemando gli affari del loro possibile ufficio in Qatar e che, tra loro, c'era addirittura un esponente dell'ufficio dei talebani alle Nazioni unite.

Ruttig ricostruisce i componenti di questa fantomatica delegazione composta da 4 o 8 persone: c'è l'ormai famoso Tayyeb Agha, l'uomo che avrebbe favorito i contatti tra talebani, americani e tedeschi. Gli altri nomi: Sher Abbas Stanekzai, ex viceministro del governo dell'Emirato guidato da mullah Omar, Shahabuddin Delawar, ex ambasciatore dei turbanti a Riad. E infine farebbe part della delegazione Sohail Shahin, diplomatico talebano negli Eau (che avrebbe vissuto a lungo in Qatar e non quindi nelle trincee dell'Helmand o a Quetta) e che lavorò nella mai riconosciuta rappresentanza talebana a New York. Giusto per mettere i puntini sulle i e anche per spiegare che, a quanto sembra di capire, si tratta di un manipolo di “facilitatori”, interlocutori presumibilmente credibili tra i “turbanti neri” (come più correttamente di me li chiama Giuliano Battiston, di cui vale la pena di leggere questo recente articolo sui giovani talebani “reintegrati”). Quel che molti commentati si chiedono però è a nome di chi esattamente parlino. Quanto siano cioè rappresentativi.

I segnali comunque sono abbastanza incoraggianti anche perché il Pakistan avrebbe, così qualcuno deduce, dato luce verde al negoziato da cui era stato inizialmente escluso (per andare a Doha bisogna imbarcarsi a Islamabad). Bruxelles (la Nato) e gli Usa anche benché alcuni di questi signori siano sulla lista nera dell'Onu che vieta loro viaggi internazionali. Resta da capire cosa significa la recente uscita di Karzai che rilancia il ruolo di mediatori di Riad e Ankara, un nuovo ostacolo sulla rotta di Doha. Su questo punto l'articolo di Ruttig è illuminante. Da leggere anche - sulla composizione della delegazione - questo articolo di Ben Farmer da Kabul per il Telegraph

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